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Knox-Sollecito: "Lesi i nostri diritti" Ma la replica della Corte: "Non è vero"

La Bongiorno: "Colpevolezza basata sull'interpretazione del consulente dell'accusa". I legali di Amanda: "Rinvio a giudizio da annullare". Ma la Corte dice no

Knox-Sollecito: "Lesi i nostri diritti" 
Ma la replica della Corte: "Non è vero"

Perugia - Per la prima volta alleati in aula. Amanda Knox e Raffaele Sollecito attaccano la procura, attraverso i loro legali alla ripresa del processo sulla morte di Meredith Kercher. L’udienza si è aperta con un attacco congiunto delle difese per la relazione sul dna, elaborata da Patrizia Stefanoni, e sulla mancanta messa a disposizione di alcuni atti - sulle analisi dei reperti - a favore delle difese.

No della Corte Nessuna lesione del diritto di difesa: la Corte d’Assise di Perugia ha ritenuto non accoglibili le eccezioni di nullità della richiesta di rinvio a giudizio e del decreto con il quale è stato disposto il processo e di inutilizzabilità di alcuni atti, avanzate dalla difesa di Sollecito. La Corte lo ha deciso al termine di una lunga camera di consiglio. Per i giudici, quindi, non è stata rilevata nessuna lesione del diritto di difesa, come invece era stato sostenuto dai legali dello studente di Giovinazzo.

La Bongiorno La parola è stata presa a inizio udienza dall’avvocato Giulia Bongiorno, legale di Raffaele Sollecito che ha chiesto la nullità della richiesta di rinvio a giudizio e del decreto con il quale è stato disposto il processo e l’inutilizzabilità di alcuni stralci della relazione sul materiale genetico analizzato sui reperti. "È stato leso il diritto della difesa - ha spiegato in aula Bongiorno che ha presentato anche una memoria scitta - sugli esami del dna. Un elemento per noi fondamentale dato che le accuse rivolte a Sollecito si basano esclusivamente su materiale genetico, secondo l’accusa, ritrovato su reperti riguardanti l’omicidio. Le prove del dna non sono una semplice equazione, ma richiede una lettura e un'interpretazione. Infatti i due consulenti interpellati, dell’accusa e della difesa, hanno dato una interpretazione diversa. La relazione del consulente dottoressa Stefanoni è paragonabile a un’etichetta dove si danno risultati senza spiegare il procedimento utilizzato. Mancano grafici e passaggi".

Rinvio a giudizio errato Un’assenza di file che avrebbero leso il diritto della difesa dato che potevano indirizzare differentemente l’operato dei difensori. E per l’avvocato Bongiorno ha creato problemi anche al gup che ha determinato il rinvio a giudizio di Sollecito e Knox. "Il gup - ha spiegato in aula il legale - senza questi atti relativi alla relazione sul dna ha preso una decisione al buio".

I legali di Amanda Anche per gli avvocati Carlo Della Vedova e Luciano Ghirga, legali di Amanda Knox, l’assenza di atti che hanno portato alla elaborazione della relazione sul dna del funzionario della Scientifica, Patrizia Stefanoni, hanno alimentato lesioni al diritto della difesa. Nel corso della udienza del processo quindi si sono associati alla richiesta di nullità del decreto di rinvio a giudizio e lo stralcio di alcune parti della relazione del consulente. "Una serie di eccezioni - ha spiegato Della Vedova - le vogliamo sollevare anche noi. In parte sono le stesse della difesa di Solecito, per il resto riguardano il reperto 36 che è il coltello che secondo l’accusa sarebbe quello utilizzato dagli assassini di Meredith". Continua il legale della Vedova: "Soltanto il 30 luglio scorso abbiamo avuto documenti fondamentali ai fini della nostra strategia difensiva. Nei documenti depositati (300 pagine) risulta accertata la quantità del materiale genetico sulla lama del coltello che è stato attribuito a Meredith. Nei documenti che hanno preceduto la relazione Stefanoni c’è scritto a penna 'troppo basso' riferendosi al materiale genetico.

Se avessi saputo questo dai documenti avrei impostato una difesa tutta incentrata su questo aspetto".

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