L’Abi, stipendi tagliati e banche aperte di notte

Un aumento di 150 euro in tre anni, ma solo in cambio di un recupero di produttività «oggettivamente misurabile» e di altre rinunce sui diritti più sedimentati, come il blocco degli scatti di anzianità per i tre anni di vigenza del contratto, la sospensione delle ex festività e il taglio dei permessi: la morsa della crisi riduce ai minimi i margini di manovra dell’Abi al tavolo sindacale per il rinnovo dei 340mila bancari italiani. A conti fatti, circa la metà dei 150 euro proposti potrebbe tornare nei bilanci delle banche, ma tra 3 anni gli aumenti diventeranno pienamente effettivi.
La variabile più pesante è la riforma delle pensioni voluta dal governo Monti che di fatto mette nel congelatore per 3-4 anni le uscite non ancora sancite dai piani industriali e costringe a rivedere una parte di quelle già decise. Una forte «penalità» per i bilanci delle banche che in questi anni avevano fatto ampio ricorso al fondo esuberi per espellere il personale in eccesso.
Finora l’accordo con i sindacati era di prevedere, a livello delle singole aziende, l’assunzione di giovani, ma non dovrebbe essere più così: «L’attuale piattaforma contrattuale è superata dagli eventi. L’Abi è determinata a firmare il rinnovo del contratto, ma tutto deve essere compatibile con uno scenario in forte peggioramento», sottolinea Francesco Micheli, che guida la trattativa per l’associazione di Palazzo Altieri: il prossimo incontro è il 16 gennaio e l’obiettivo è chiudere entro il mese. In caso contrario il rischio è che «il contesto peggiori intaccando le già scarse risorse disponibili».

La cura per l’occupazione confezionata da Micheli prevede quattro medicine: un salario di ingresso inferiore del 20% rispetto ai minimi contrattuali; riportare in azienda le attività esternalizzate (ma con uno stipendio decuratato del 20%); il fondo per l’occupazione e permettere alle filiali di restare aperte al pubblico fino alle 10 di sera. È una terapia d’urto ma, conclude Micheli, è anche «l’unico modo per salvare l’attuale occupazione».

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