L’accordo Comune-medici: no alla sanità ospedalocentrica

«Una reciproca collaborazione nella programmazione socio-sanitaria tra istituzioni e medici che ha come obiettivo la costruzione di un modello di sanità virtuosa e la tutela della salute dei cittadini». Così il sindaco della capitale Gianni Alemanno spiega l’accordo tra Comune e Ordine provinciale di Roma dei medici chirurghi e odontoiatri siglato ieri mattina presso la sede dei camici bianchi. «Punto cardine del protocollo di intesa - sottolinea il primo cittadino - è l’applicazione da parte dei due enti pubblici del principio di sussidarietà, che miri a incrementare l’offerta di assistenza socio-sanitaria, secondo un modello sanitario basato non più su un sistema ospedalocentrico, ma su un policentrismo territoriale; dando al tempo stesso risposte concrete alla domanda dei cittadini, specialmente a quelli appartenenti alle categorie più deboli, come gli anziani».
Sono proprio questi ultimi i protagonisti del progetto più importante dell’accordo «Banca dati delle fragilità» - per cui Alemanno si è impegnato a presentare al ministero del Welfare una richiesta di fondi per la ricerca pari a 500mila euro da dividersi in due anni -, come illustra il presidente dell’Ordine dei medici di Roma Mario Falconi: «La mappa socio-sanitaria si rivolge a ben 50mila anziani, giudicati fragili e intende monitorare la tipologia della fragilità, migliorando, contemporaneamente, il livello di integrazione dei servizi e degli interventi socio-sanitari con diagnosi precise e terapie adeguate. Sono davvero entusiasta per il protocollo di intesa appena firmato con il sindaco Alemanno, che ha accolto con tempestività e interesse l’iniziativa».
E il progetto di costruzione di una banca dati dei pazienti fragili trova il consenso anche del presidente della commissione alle Politiche sanitarie al Comune di Roma Fernando Aiuti, che però richiede «garanzie estreme per la privacy dei pazienti che deve essere tutelata con dei dati criptati».

«Sostenere l’essere umano, specialmente quello più bisognoso perché il barometro di civiltà di un popolo si misura in come vengono aiutate e curate le categorie più deboli», è la chiave secondo il delegato del sindaco per la sanità Adolfo Panfili che vede nell’assistenza socio-sanitaria domiciliare e nella centralità del territorio le soluzioni valide per ridurre il deficit della spesa sanitaria regionale: «Bisogna ridurre i ricoveri non necessari. Una giornata di ricovero in ospedale - dice - costa circa 730 euro, mentre se il paziente viene supportato da un’assistenza domiciliare adeguata, il costo è pari a 240 euro».

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