Affermare che la crisi sia sconfitta sarebbe da pazzi. Ne conviene, al termine della resurrezione di ieri dei listini, anche Gregorio De Felice, economista, presidente dellAiaf. «Ma la strada imboccata è quella giusta», dice in questa intervista al Giornale, sottolineando che il «problema era fare ripartire gli scambi sul mercato interbancario, e i provvedimenti degli Stati europei hanno colpito nel segno».
Dellaccordo di Parigi cosa è piaciuto alle Borse?
«È piaciuto lemergere di una leadership europea e della capacità di decidere, la nascita di un vero coordinamento: lesatto contrario del vertice di Parigi di lunedì scorso, che si era concluso con i leader che, il giorno dopo, se nerano andati in ordine sparso. Questa è stata invece una svolta, subito resa efficace dai consigli dei ministri dei vari Paesi».
E nel merito?
«Questo accordo è piaciuto molto di più del piano Paulson, che serviva in sostanza a dare un po di liquidità al sistema, attraverso lacquisto di titoli tossici. In Europa si è invece guardato a monte, direttamente a iniettare capitale delle banche, con un forte effetto di moltiplicazione: ogni euro immesso in questo modo va a infatti rafforzare i coefficienti patrimoniali su cui le banche fanno leva per erogare il credito. Ogni euro di capitale si trasforma cioè in 12,5 euro di potenziale liquidità. Ed è questo il segnale che volevano i mercati, nientaltro. Lo avevano dimostrato chiaramente l8 ottobre scorso, quando di fronte al taglio concordato dei tassi di mezzo punto non si erano mossi di un centimetro».
Invece questa volta gli scambi interbancari sono subito ripartiti?
«No, non funzionano ancora. Ma ci sono già stati dei segnali. Il tasso interbancario a tre mesi oggi (ieri ndr) è sceso di 6 centesimi. Mentre il future sullo stesso tasso sulla scadenza dicembre tratta al 3,98%, contro il 5,31 attuale. Significa che il mercato sconta tra due mesi tassi più bassi dell1,33%».
Mi par di capire che questa volta lEuropa abbia dato una lezione di economia agli Stati Uniti.
Sembra proprio di sì. Si può dire che dopo uno scialbo primo tempo, nel secondo è venuta finalmente fuori la forza della nostra squadra. Daltra parte la ricetta era stata indicata a chiare lettere dalla maggior parte dei grandi economisti, italiani e non: il nodo era quello della liquidità. E lì bisognava intervenire. Laccordo di Parigi la garantisce fino alla fine del 2009».
Anche Wall Street ha reagito bene, nonostante laccordo valga soprattutto per le economie europee. Perché?
«È stata la dimostrazione che questa è una crisi di sistema, i cui effetti non hanno confini. Ma New York ha aperto in rialzo anche perché in Usa, ora, cè lattesa per un piano B di Paulson, sul modello europeo».
Nel frattempo che cosa succederà? Che cosa ci dobbiamo attendere per i prossimi giorni?
«Intanto unattenzione maggiore ai dettagli dellaccordo, alla realizzazione delle linee guida.
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