L’accusa della Guidi: «Irap una rapina, dev’essere rottamata»

L’accusa della Guidi: «Irap una rapina, dev’essere rottamata»

Celando un’imposta, quella regionale sulle attività produttive, l’acronimo Irap suona stridulo alle orecchie degli imprenditori. Federica Guidi, leader dei giovani di Confindustria, traduce infatti la sigla a modo suo: «Imposta rapina», la chiama dal palco del 39eseimo convegno degli under 40 di Santa Margherita. «Una ferita che brucia ancora», rimarca, mai rimarginata nonostante i 12 anni trascorsi dall’introduzione dell’imposta. Colpa anche della fiscalità italiana, «alta e complessa», freno allo sviluppo del Paese. Eppure, nonostante le promesse di alleggerimento, zero - o quasi - sono stati i risultati. Così, la presidente dei giovani non ci sta più: «È deprimente come la politica e i governi di diverso colore che via via si sono succeduti, non siano riusciti a calmierare la nostra fiscalità impazzita, una fiscalità che raggiunge livelli spiegabili non in virtù della nostra spesa pubblica, ma della strepitosa incidenza degli sprechi sulla stessa».
La strada, dunque, è una sola: alleggerire il carico delle tasse. L’ideale sarebbe la rottamazione dell’Irap o, almeno, una sua rimodulazione. «L’Irap - propone Guidi - potrebbe essere scissa in due componenti, a parità di gettito: un’addizionare regionale Ires e un contributo sanitario a carico delle imprese». Un’altra leva potrebbe essere una detassazione parziale o totale degli utili reinvestiti, una Tremonti-ter dopo le misure adottate nel ’94 e nel 2001, da estendere «alle ditte individuali, alle società di persone, a quelle di capitale, agli imprenditori e ai professionisti». Il ministro dell’Economia è però già stato chiaro: la legge verrà reintrodotta solo dopo l’uscita dalla crisi. Replica Guidi: «Ancora più utile sarebbe farlo ora perché, paradossalmente, bisogna investire sulla crisi. Sappiamo bene che questa misura avrebbe un costo in termini di minore gettito. Tuttavia, crediamo che sia un prezzo che si potrebbe pagare con alcune riduzioni di spesa».
Infine, vanno ridotti gli ostacoli alla patrimonializzazione delle imprese.

Il che potrebbe avvenire, suggerisce Guidi, grazie a una imposta sostitutiva del 12,5% dei maggiori utili conseguiti nel triennio 2010-2012 rispetto alla media del triennio precedente qualora essi non fossero distribuiti e non reinvestiti, ma accantonati in uno speciale fondo di riserva. Dal fondo di riserva le risorse sarebbero utilizzabili negli esercizi successivi e distribuiti dopo un triennio.

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