L’accusa di Mangiarotti «Così è la fine di un’epoca i danari creano inimicizie»

Milano. È sgomento Edoardo Mangiarotti, il decano della scherma italiana, che con 13 medaglie in 5 Olimpiadi resta uno degli atleti più titolati al mondo. Nonostante i suoi 89 anni Mangiarotti, che ancora presiede la commissione disciplinare della Federazione internazionale, partirà per la Cina con uno scopo: fare chiarezza negli ambienti della federazione sul caso Baldini. «Non trovo parole. Conosco molto bene il ragazzo e posso dire che Andrea è pulitissimo: era la nostra speranza. Per lui è una stroncatura tragica. Sono meravigliato: pochi giorni prima dell’europeo di Kiev, Baldini aveva fatto un test antidoping ed era risultato negativo. Poi arriva l’esito di questo ulteriore esame a un giorno dalla sua partenza per la Cina».
Baldini ha parlato di complotto, implicitamente puntando il dito contro un compagno di squadra. Mangiarotti non esclude nulla. «Se c’è stato un complotto, mi domando come la federazione non se ne sia accorta. Tra Baldini e Cassarà c’erano già stati alcuni precedenti, i due non andavano d’accordo. E pensare che ai miei tempi c’erano rapporti di massima lealtà non solo tra compagni di squadra, ma persino tra avversari. Ricordo l’amicizia con Christian d’Oriola, il più grande fiorettista francese: ci affrontavamo in pedana, poi si andava a cena insieme. Ora nelle squadre moderne ci sono elementi che non legano con gli altri e, purtroppo, girano troppi quattrini che minano ogni rapporto di amicizia».
Ma il peggio dovrà sopportarlo tutto il movimento azzurro. Mangiarotti ne è convinto.

«La positività di Andrea è una mazzata terribile al nostro mondo, un’ombra che cade su tutta la scherma italiana. Fino a ieri ad ogni controllo noi schermidori italiani siamo sempre usciti puliti. Se non sarà chiarita, questa vicenda segnerà la fine di un’epoca per la nostra scherma».

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