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L’accusatore di Del Turco "cita" Fassino e gli 007

Angelini nell'incidente probatorio parla di 500mila euro dati a Forza Italia e poi attacca: "L’ex leader Ds proteggeva i miei nemici". Lui ribatte: "Mai occupato di sanità"

L’accusatore di Del Turco 
"cita" Fassino e gli 007

Roma - Ora Vincenzo Angelini tira in ballo anche Piero Fassino nella Sanitopoli abruzzese. Il grande accusatore di Ottaviano Del Turco e degli altri 10 indagati, sostiene, durante l’incidente probatorio nel tribunale di Pescara, che proprio l’ex governatore gli fece il nome dell’ex segretario Ds: lui avrebbe «caldeggiato» l’affidamento di posti letto per la riabilitazione al gruppo «Tosinvest», della famiglia Angelucci. L’imprenditore delle cliniche private spiega quali sono i suoi guai in Abruzzo, parlando di un «asse» tra l’attuale vicepresidente della Regione, Enrico Paolini, e il suo concorrente nella sanità privata, Franco Pierangeli. I due, dichiara, erano protetti a livello nazionale da Fassino. E non esclude che dietro la vicenda si nasconda la mano dei servizi segreti.

Angelini non parla di tangenti in questo caso, ma vuole spiegare che era lui ad avere contro i «poteri forti» e non Del Turco: per favorire altri imprenditori privati si finiva per penalizzare le sue cliniche. Si riferisce ad una delibera della giunta regionale che aveva assegnato 35 posti letto alla casa di cura «San Raffaele» di Sulmona, di proprietà della Tosinvest della famiglia Angelucci.

Il portavoce di Fassino reagisce negando che il leader si sia mai occupato di organizzazione sanitaria: «È indecente e inaccettabile che per giustificare i suoi finanziamenti a Fi, Angelini faccia affermazioni false e prive di qualunque fondamento su Fassino, gettando fango su una persona del tutto estranea alle vicende abruzzesi». Esprime piena solidarietà anche il vicesegretario del Pd, Dario Franceschini. «Contro di lui neppure accuse - dice -, ma solo assurdità e illazioni».

In aula Angelini rivela di una nuova tangente, da 200mila euro, che avrebbe versato all’ex capogruppo del Pd in Regione, Camillo Cesarone, il 7 agosto 2007. Ai pm non l’aveva raccontato prima, ma sembra che i magistrati ne avessero già delle tracce documentali.
L’imprenditore conferma anche di aver consegnato 500mila euro a Forza Italia, come finanziamento al partito, e di aver ricevuto da An una richiesta per una somma minore.

A difesa dell’ex governatore dell’Abruzzo e degli altri indagati era sceso in campo in mattinata l’ex segretario alla presidenza della giunta regionale, Lamberto Quarta: «Il centrosinistra non ha preso soldi». Secondo Angelini, Del Turco avrebbe «confessato» di essere andato a casa di De Benedetti a parlare della sua situazione e di essere intervenuto, a sua insaputa, per l’acquisto della sua clinica «Villa Pini» da parte dell’imprenditore. Quarta nega: «Del Turco non ha offerto nessuna clinica a De Benedetti. Basta chiederglielo». «Mente», insiste Angelini. Secondo indiscrezioni, anche Quarta gli avrebbe fatto il nome di Fassino, per intimorirlo.

La giornata va avanti così tra interrogatori in aula e mezze dichiarazioni fuori, con i pm che già hanno avvisato gli indagati agli arresti domiciliari che è pericoloso continuare a parlare con la stampa. Le interviste rilasciate da Del Turco sono state acquisite agli atti dalla Procura e lo stesso potrebbe avvenire per le dichiarazioni di Quarta.

«Questa è una storia grossa, che travalica i confini abruzzesi», dice Angelini riferendosi a Fassino.

Domani proseguirà il suo interrogatorio.

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