L’Acri critica la riforma del governo

da Milano

Le modifiche normative al regime di tassazione dei redditi da capitale che studia il governo rischiano di avere un impatto pesante sulla capacità di erogazione delle Fondazioni e sono in contrasto con quanto accade nel resto d’Europa. L’esame è del presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti, che in un’audizione in commissione Finanze alla Camera ha rilevato come l’innalzamento dal 12,5 al 20% dell’aliquota sulle rendite finanziarie «determinerebbe un carico d’imposta aggiuntivo sulle Fondazioni di 90 milioni di euro solo nel primo anno di entrata in vigore». Inevitabile l’impatto «sull’attività erogativa delle Fondazioni e dunque anche sull’operatività dei soggetti che ne beneficiano». D’altra parte, ha osservato il banchiere, «è su questo fronte che si registra il maggior onere fiscale per le Fondazioni».
Nel solo 2005 l’incidenza delle imposte assolte con ritenute a titolo definitivo è risultata essere di oltre l’80% del totale delle imposte pagate (200 milioni circa). «Benchè il trattamento fiscale delle Fondazioni per questa tipologia di redditi sia analogo a quello degli altri enti non profit, nel caso di questi ultimi i redditi derivanti dal patrimonio sono normalmente di dimensioni trascurabili in rapporto alle altre tipologie di proventi», ha ricordato Guzzetti evidenziando come qualora «venisse applicato il principio della tassazione del maturato alle plusvalenze, l’onere in sede di prima applicazione sarebbe di 3,4 miliardi, ovvero una cifra pari ad oltre il doppio delle erogazioni deliberate annualmente dalle Fondazioni».


Le Fondazioni sarebbero quindi «costrette a fare fronte al pagamento di queste imposte distraendo parte delle risorse finanziarie disponibili dal perseguimento delle loro finalità istituzionali», ha aggiunto il presidente dell’Acri rilevando come l’attuale regime di tassazione «non valorizzi» il ruolo delle Fondazioni e «non appaia coerente» con la Costituzione (articolo 118).

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