L’affetto dei giornali riformisti iraniani

Tutti i giornali riformisti iraniani hanno dato ieri notizia in prima pagina della morte di Oriana Fallaci. «Morte di un’inviata di guerra», titola tra gli altri il quotidiano Etemad Melli. «Fine del lavoro di una giornalista controversa», scrive Kargozaran, mentre Seda-ye Edalat dà il semplice annuncio «Una famosa giornalista è morta». Negli articoli si fa riferimento anche, ma senza alcun commento, alle posizioni contro il fondamentalismo islamico sostenute dalla scrittrice nei suoi libri seguiti all’11 settembre 2001. La notizia della scomparsa della Fallaci è invece ignorata dai due maggiori quotidiani conservatori, Jomhuri Eslami e Keyhan.
Oriana Fallaci divenne famosa in Iran negli anni ’70 per due interviste: una allo Scià Mohammad Reza Pahlevi e l’altra al leader della rivoluzione islamica, l’ayatollah Ruohollah Khomeini, caratterizzata anche da toni di sfida. Quasi tutti i libri della prima fase della scrittrice toscana sono stati tradotti e hanno avuto grande successo in Iran. Tra questi, Lettera a un bambino mai nato e Un uomo.

Non sono invece stati pubblicati nella Repubblica islamica quelli scritti dopo l’11 settembre di cinque anni fa. Negli ultimi anni è capitato spesso a diplomatici e giornalisti italiani in Iran di sentirsi chiedere notizie sulla salute della Fallaci da amici o conoscenti iraniani, preoccupati per la sua sorte.

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