L’Affresco finisce al museo

Due strisce di pennarello nero punta grossa, una spirale di trattopen arancione, una freccia di qua, una serpentina di là. E tre righe di scritta esplicativa, assolutamente illeggibile, ma rigorosamente autografa dell’autore: Renzo Piano, architetto genovese e mondiale, progettista dell’Affresco che ridisegna completamente il water front della città. Si presenta così uno dei disegni - ma gli altri non sembrano molto diversi - che sono stati donati da Piano e, da novembre in poi, saranno in mostra al Galata Museo del Mare, dopo un transito prestigioso alla Biennale di Venezia, «per far conoscere a un pubblico più vasto di quello degli amministratori o degli operatori economici cosa c’è dietro la ristrutturazione del fronte mare di Genova». L’ha spiegato ieri mattina lo stesso architetto, nel corso di un incontro con i responsabili della struttura museale, la presidente Maria Paola Profumo in testa, e il sindaco Giuseppe Pericu, il presidente dell’Autorità portuale Giovanni Novi e alcuni assessori. «Sono i miei pasticci» si schermisce Piano, deciso a licenziare la versione definitiva del progetto, ma non certo a trasformarlo in un pezzo da museo, anzi: «Non voglio imbalsamarlo - insiste più volte, e ottiene il consenso immediato del sindaco -, quella che si espone è una cosa viva». Il momento è propizio perché le istituzioni ribadiscano congratulazioni e promesse. Novi si spinge addirittura a ipotizzare tempi e metodi: «A settembre il Comitato portuale darà l’approvazione ufficiale, entro due o tre anni avremo il progetto definitivo, entro sette anni i cantieri».

I soldi si trovano: «Per diga e dragaggi, dallo Stato. Per i terminal, perché no?, dai privati». Le polemiche, invece, giurano tutti, compreso Piano, sono affondate. E nessuno ha voglia di ricordare che, da queste parti, i mugugni vanno su e giù come i sommergibili...

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