L’allarme Ma lo shopping a volte è una malattia

La crisi? Per loro non esiste. Loro che acquistano montagne di oggetti di cui non hanno realmente bisogno. Donne con più scarpe di un negozio e uomini che posseggono un centinaio di orologi nonostante indossino al polso sempre lo stesso. Gente comune, mica multimilionari. Malati. La loro si chiama sindrome da shopping compulsivo, una consumopatia sempre più diffusa e in netta controtendenza con il quadro economico globale. «A Roma, stando a uno studio condotto nella maggiori capitali europee, il 5 per cento della popolazione risulta affetto da questa malattia», dice il professor Cesare Guerreschi della Società italiana d’intervento sulle patologie compulsive, la Siipac, che per prima si è interessata a questo tipo di problema.
Questo 5 per cento, dato confermato dall’Oms, non sa resistere all’impulso di comprare: una forma di dipendenza che al pari delle altre ha qualcosa di tirannico. «Il 90 per cento delle persone che accusano questa patologia sono donne con un’età compresa tra i 30 e i 40 anni, di fascia media, dunque non particolarmente benestanti», avverte il professor Guerreschi. Ma il fenomeno sarebbe in crescita anche fra gli uomini. Questi ultimi prediligono telefonini, computer, attrezzi sportivi. Le donne, invece, sono attratte da capi d’abbigliamento, profumi, gioielli. Per entrambi i sessi tutto quello che è lowcost, outlet, in offerta costituisce un’occasione per spendere ancora di più anziché per fare economie. Al punto che qualcuno alla fine ci rimette perfino la casa.
Eppure di shopping compulsivo si parla poco e quelli che ne soffrono fanno fatica a rendersene conto. Non lo sanno di essere malati, pensano solo di essere un poco spendaccioni. «Per questo svolgiamo un’intensa attività di divulgazione e d’informazione», dicono alla Siipac. Diversi i corsi di formazione che si rivolgono agli operatori del settore, medici e psicoterapeuti, per aggiornarli su questa patologia e aiutarli a curare chi ne è affetto. «Sono corsi full immersion di 3 giorni - spiega Guerreschi - nella capitale il prossimo è previsto per i primi di settembre e si terrà nella nostra sede di via Aurelia». La Siipac ha anche svolto nelle scuole romane e della provincia un lavoro su oltre 20mila studenti per metterli in guardia i giovani dalle nuove patologie compulsive, tra cui anche la sindrome da shopping.
L’aspetto positivo è che si può guarire.

Per prima cosa, però, va eliminato il sintomo: distruggere le carte di credito, pagare sempre in contanti, possibilmente non andare in giro per negozi da soli ma chiedere di venire accompagnati, sono questi alcuni degli stratagemmi da adottare per evitare il crack. Soprattutto quando ci sono i saldi, un’autentica stagione di caccia per i cosiddetti «maniaci dell’affare», temuta sottocategoria degli «shopper».

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