L’altolà della Chiesa a Obama «Non vanno usati gli embrioni»

Roma La Santa Sede non ha fatto commenti ufficiali sui programmi del nuovo presidente americano Barack Obama ma ieri mattina, rispondendo a una domanda riguardante l’uso delle cellule staminali embrionali, il cardinale Javier Lozano Barragán, «ministro della Sanità» vaticano, in occasione della presentazione della XXIII Conferenza internazionale sul tema della «pastorale nella cura dei bambini malati», ha preso le distanze dai propositi recentemente manifestati dal prossimo inquilino della Casa Bianca pur non nominandolo esplicitamente. Com’è noto, Obama ha dichiarato nei giorni scorsi di voler togliere il veto imposto da George W. Bush nel 2001 all’uso delle staminali embrionali.
Rispondendo in conferenza stampa a una giornalista del Washington Post circa le «preoccupazioni» del Vaticano per gli orientamenti espressi in merito dal neopresidente americano, il porporato afferma che «le leggi sulle staminali si devono considerare secondo i progressi della scienza attuale. In un primo momento si credevano una panacea per tutto - ha osservato - e invece gli scienziati dicono ora che le staminali embrionali non servono a nulla, che non hanno mai portato a una guarigione». «Studi recenti - ha continuato Lozano Barragán - danno invece valenza positiva alle cellule adulte o prelevate da cordone ombelicale. La ricerca è ancora aperta ed è - spiega il “ministro della Sanità” vaticano - una promessa molto grande», come lo furono a suo tempo i trapianti, ma in entrambi casi «non deve essere messa in pericolo né la vita del donatore né quella del ricevente. A queste condizioni, va tutto bene».
Era quello del cardinale un «avvertimento» a Obama da parte dei sacri palazzi? Barragán, subito dopo la conferenza stampa, cerca di aggiustare il tiro: «Ho riaffermato quello che sosteniamo da sempre - spiega - senza riferirmi esclusivamente al neopresidente degli Stati Uniti, di cui non conosco a fondo la posizione in materia». Ma a questo proposito il Vaticano preannuncia già il suo eventuale giudizio: «Se incoraggerà la ricerca sulle staminali adulte, lo applaudiremo - dice il cardinale Barragán - mentre se vorrà riparlare di embrioni, non saremo con lui».
Nell’agosto 2001 l’amministrazione americana guidata da Bush aveva fortemente limitato i finanziamenti federali alla ricerca sulle cellule staminali embrionali, pur senza introdurre alcuna legge in materia. Non è ancora chiaro, anche alla luce degli ultimi orientamenti scientifici, che cosa voglia cambiare Obama. Nei comizi prima del voto del 4 novembre aveva ripetuto, non spesso, che su questo tema le posizioni di Bush «hanno ammanettato i nostri scienziati impedendo loro di competere con le altre nazioni».
In ogni caso il tema è tra quelli già segnalati dal presidente della conferenza episcopale degli Stati Uniti, insieme a quello del’aborto, come questioni eticamente sensibili e non negoziabili. Avendo ricevuto il voto del 54 per cento dei cattolici americani, Obama non potrà non tenerne conto.
La posizione della Santa sede in queste settimane è comunque attendista. Dai sacri palazzi si guarda alla svolta «storica» impressa dall’arrivo di Obama alla Casa Bianca, al tempo stesso si attende di vedere che cosa farà il nuovo presidente.

Pur essendosi dichiarato personalmente contrario all’aborto ripetendo che «nessuno è a favore, ma accetto il principio di libertà di scelta della donna», Barack aveva assicurato che appena designato avrebbe firmato il «Freedom of Choice Act», proposta di legge che attribuisce alle donne il diritto di scegliere di abortire, in ogni Stato, compreso Porto Rico, e a ogni età, anche al di sotto dei 18 anni. Un possibile cambiamento liberal che Oltretevere desta preoccupazione.

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