L’altolà degli ebrei: «I sermoni in arabo sono un rischio»

(...) l’occasione è la Giornata europea della Cultura ebraica, ed è nella solennità della sinagoga di via Guastalla che il presidente della Comunità Roberto Jarach avverte: «L’ostacolo più grosso che oggi esiste per l’Islam è la mancanza di una rappresentanza ufficiale che possa essere considerata affidabile dalle autorità, per questo la proliferazione di moschee sotto diverse realtà potrebbe presentare aspetti negativi. Superato questo, già avremo fatto un passo avanti». «Data la realtà che l’ebraismo si è trovato a fronteggiare per soddisfare l’esigenza di luoghi di culto diffusi sul territorio che sempre ha trovato accoglienza da parte delle autorità - ha detto Jarach - non possiamo opporci alla nascita di luoghi di culto che possano soddisfare le esigenze dell’Islam». Ma mentre «l’ebraismo dal 1929 ha una rappresentanza univoca che garante di un certo comportamento e dell’univocità dell’interlocutore mentre l’Islam - ha spiegato - l’Islam non ha ancora raggiunto una modalità di espressione e di rappresentatività che possa essere considerata affidabile dalle autorità». Altro ostacolo, secondo Jarach, è quello della lingua, infatti «mentre tutta l’attività culturale e sociale ebraica viene fatta in lingua italiana, quindi alla luce del sole, la predicazione degli islamici è ancora oggi in lingua araba quindi non è intelligibile alla società e al controllo delle forze politiche e di pubblica sicurezza - ha spiegato - questo può presupporre il rischio che ci siano attività che non siano soltanto religiose e culturali, ma che possono avere altri fini».


La vicesindaco Maria Grazia Guida ha confermato che Palazzo Marino si sta indirizzando verso lo schema delle moschee di quartiere: «Esistono già almeno una decina di spazi associativi che esercitano momenti di preghiera e di culto che noi riconosciamo come tali - ha detto - la novità è che abbiamo iniziato a parlarci con rispetto cercando di individuare le evoluzioni future. Nessuna delle comunità ha mai chiesto formalmente un unico luogo di culto in città».

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