L’altolà di Müller: «Caro Walter dai una calmata ai tuoi»

«Veltroni intervenga, Roma ha violato l’accordo di non interferire con la Mostra»

Michele Anselmi

da Venezia

Raccontano che il paziente Davide Croff, presidente della Biennale, l'abbia ribattezzato «Zidane»: insomma un fuoriclasse che dà qualche testata di troppo. Eppure, il giorno dopo, Marco Müller non sembra affatto preoccupato dalla piega presa dagli eventi in seguito al suo sarcastico affondo nei confronti della rivale Festa di Roma. Lunedì, come sapete, aveva liquidato la sfida spiegando al Tg3 che il festival capitolino è fatto con gli scarti (La Nuova Venezia scrive «rimasugli») di Venezia e Cannes. Scelta ideale, insomma, «per evitare l'acrimonia dei rifiutati». Ne è scaturito un parapiglia, con sdegnata risposta romana e una pioggia di critiche. Ieri, a poche ore dall'inaugurazione della 63ª edizione (si parte con The Black Dahlia di De Palma), il direttore di nero vestito precisa e conferma.
Era proprio necessario arroventare così il clima?
«Magari si potevano trovare modi più urbani per dirlo, ma ho semplicemente ribadito la verità, senza offendere nessuno: Venezia è stata una prima scelta per produttori e distributori. Tra il concorso e le altre sezioni abbiamo quaranta anteprime mondiali. Mi dica, quanto tempo si può stare a sorridere quando uno sente parlare di film scippati a Venezia? Prendiamo The Departed di Scorsese. Non era pronto per noi. Certo andrà a Roma, ma dopo essere uscito pure a Londra, il 6 ottobre. Fra l'altro, esisteva una sorta di gentlemen's agreement, informale ma chiaro, in base al quale Roma s'era impegnata a non fornire anticipazioni nelle vicinanze della Mostra. Invece venerdì scorso hanno date alle agenzie un comunicato lungo così, fitto di titoli e notizie. Le pare corretto?».
Insomma, la sua è stata una risposta forse «sproporzionata» alla rottura di una tregua mediatica.
«Non solo mediatica. Io quel patto l'ho rispettato. Tanto è vero che, accogliendo le richieste di Bettini e Letta (l'uno è presidente della Festa, l'altro è amministratore delegato di Medusa, ndr), mi sono ben guardato dal chiedere due film che pure ci interessavano, Lezioni di volo dell'Archibugi e N. Io e Napoleone di Virzì. A questo punto, non mi resta che chiedere una cosa al mio compagno di liceo e amico Veltroni: Walter, dai una calmata ai tuoi».
Lui dice di voler un gran bene alla Mostra, spiega che serve «più serenità e più fiducia».
«Gli credo, ma intanto nel giorno in cui si apre la Mostra presenta il suo romanzo a Milano. Sarà un caso...».
Ha visto che Rutelli, d'accordo con Prodi, promette un nuovo Palazzo del cinema in tempi ragionevoli?
«Bene. Mi aspetto che, a Mostra conclusa, il ministro si metta attorno a un tavolo con Croff e Cacciari per trovare una soluzione. Altrimenti faremo la fine del Mifed, “ucciso” dalla penuria di soldi e strutture. Vede, non sono i film buoni a mancare. Ma quando dico che la Mostra deve situarsi dalle parti della pop-art cinematografica, come un rimedio alle mode postmoderne, mica significa che deve rinunciare alla spettacolarità. Sta passando nell'ambiente una strana, nefasta, idea: Venezia come museo egizio del cinema, Roma come sfavillante luogo di passerelle e affari. Non ci sto».
Ergo: non s'è proprio pentito della sua uscita di lunedì.
«No, ma spero solo che a questo punto parlino i film. Il gioco del botta e risposta dovrebbe essere finito. E però temo che tutto questo chiacchiericcio finisca con l'alzare un velo di foschia sulla qualità del programma».
Lei fu nominato dall'ex ministro Urbani, ora Liberazione e il manifesto la difendono nella «guerra» con Roma. Sorpreso?
«Già, è un bel paradosso: l'anno scorso ero un berlusconiano di ferro, oggi mi hanno riaccolto nella sinistra più estrema. La verità è che non sono né l'uno né l'altro. Ho preso legnate da destra e da sinistra. Però insisto, le selezioni non si fanno per compiacere qualcuno».
Eppure c'è già chi la dà in partenza dopo questa edizione.
«Voci, insinuazioni, invidie. I lavori vanno terminati, allo scadere del mio mandato di quattro anni tornerò a fare il mestiere di produttore, onorando gli impegni presi con Chiara Caselli ed Egidio Eronico. Ma intanto un'opera prima che avevo cominciato a produrre prima di impegnarmi con la Biennale, Grido di Pippo Del Bono, debutta alla Festa di Roma.

Come vede, niente di personale».
Sembra che La sconosciuta di Tornatore prenda la via di Roma... «Non so. A me l'autore assicurò che non avrebbe mandato il suo film né a Venezia né a Roma. E Tornatore mi risulta essere un galantuomo».

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