L’altolà della sinistra: «Per la movida nessun coprifuoco»

CONTRASTI IN GIUNTA L’aut aut di Sel. I vendoliani contro le misure del sindaco a favore della sicurezza: «La nostra città è senza cancellate»

L’altolà della sinistra: «Per la movida nessun coprifuoco»

Chiedono un cambio di passo, una netta frattura con il passato. La giunta Pisapia deve «dire e fare qualcosa veramente di sinistra» per dirla con Nanni Moretti. Il piano contro la movida selvaggia firmato dall’assessore al Commercio Franco d’Alfonso (socialista) e dell’assessore alla Sicurezza Marco Granelli (in quota Caritas), che andrà in giunta venerdì, non è piaciuto alla sinistra radicale, che accusa di usare «gli stessi strumenti della giunta Moratti: la necessità di chiusura anticipata dei locali, la chiusura della piazza, addirittura si parlava di nuovi recinti».
D’Alfonso ordina la chiusura anticipata dei locali, controlli severi, isola pedonale e telecamere per beccare i furbetti? Poco importa se la filosofia è «trovare il giusto punto di equilibrio tra residenti e frequentatori dei locali, diritto al sonno e diritto al divertimento» come spiega Granelli. Non ci siamo, guai a far rispettare i divieti e a considerare gli aspetti degeneri della movida una questione di ordine pubblico. «Allarmati - dicono da Sel - abbiamo chiesto all’assessore d’Alfonso di non limitarsi all’audizione solo di commercianti e cittadini». Mancano i rappresentanti del popolo della notte. Luca Gibillini, consigliere comunale di Sel, ha messo insieme un gruppo di frequentatori del Ticinese: obiettivo incontrare l’assessore e costituire un tavolo di lavoro e di confronto che tenga conto anche del punto di vista diverso di chi ha difficoltà a essere rappresentato.
Se qualcuno si fosse dimenticato delle parole d’ordine della campagna elettorale, ci pensa Sel a rinfrescare la memoria alla maggioranza, perché non commetta errori in futuro: «Le politiche del Comune devono essere conseguenti alla campagna elettorale - insegnano i vendoliani - con le sue parole d’ordine di città viva, aperta, accogliente, con luci che l’accendono tutto l’anno, dato che soprattutto sulle ali di una visione strategica complessiva si sono costruite le fondamenta per la partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini». Come a dire: gli elettori ora chiedono il conto. Ecco allora l’aut aut che la sinistra radicale pone alla giunta, rea di non essere abbastanza di sinistra: «Il segnale che aspettiamo dalla giunta e dal sindaco è quello dell’apertura di Milano: ben venga il divieto di diffusione del vetro, ben venga la pedonalizzazione dell’area ma si riapra il Parco delle Basiliche, e tutti gli spazi di aggregazione in netta controtendenza alla strategia Moratti-De Corato di sistematica chiusura di tutti gli spazi».
Lunga la lista delle richieste di Gibillini e compagni che hanno deciso di dare una lezione del Pisapia-pensiero all’amministrazione: aprire lo sportello unico per autorizzazione e permessi, modificare i regolamenti comunali per rendere più facile l’apertura di spazi aggregativi, assegnare spazi demaniali per fini ricreativi e culturali.

Sbagliato - la stoccata finale - fare distinzioni tra buoni e cattivi frequentatori dei locali in base all’orario: «Le politiche del Comune dovrebbero concentrarsi sull’opportunità di tutti, in quanto cittadini e non in quanto buoni o cattivi».

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