Gianmarco Chiocci e Gianluigi Nuzzi
«L’accordo Siemens/Italtel è a posto e non c’è più bisogno di alcuna “absegnung” (benedizione, ndr) da parte del governo. Tedeschi (amministratore delegato Iri, ndr), come ha fatto precedentemente Prodi, esclude una partecipazione di Alcatel in Stet». Firmato l’ambasciatore tedesco per l’Italia, Roma 27 aprile 1994. Insomma il documento vergato addirittura da un diplomatico che fa capire come Romano Prodi non ebbe un ruolo di mero spettatore nella cessione di Italtel alla Siemens con l’accordo formalizzato due settimane dopo, il 12 maggio 1994.
La lettera smentisce quindi quanto sostiene oggi palazzo Chigi, ovvero che Prodi da presidente Iri non sapesse nulla della vicenda. Prodi ai francesi di Alcatel preferiva i tedeschi. Che poi si aggiudicarono l’azienda. L’allora ambasciatore tedesco lo mette nero su bianco nella missiva che indirizza direttamente al numero uno di Siemens, quel Heinrich Von Pierer, all’epoca presidente del colosso tedesco e che proprio giovedì si è dimesso sull’onda dello scandalo per 420 milioni di euro di tangenti che sta esplodendo in Germania. La missiva era custodita in copia nella sede di Siemens Germania. Uffici che a fine 2006 sono stati perquisiti più volte dai magistrati di Monaco e «visitati» due volte anche dai Pm di Bolzano. La Procura altoatesina, in particolare, indaga su possibili tangenti distribuite dopo aver scoperto quelli che gli inquirenti ritengono la prima mazzetta al mediatore. Ovvero il bonifico da 9,7 milioni di marchi destinati per l’operazione a Giuseppe Parrella, già boiardo delle telecomunicazioni e arrestato durante Mani pulite per 70 miliardi di tangenti. Il bonifico a Parrella, per inciso, parte il 9 marzo 1995, proprio il giorno prima la cessione da Stet (oggi Telecom Italia) a Siemens Ag del 40% di Italtel (controvalore, mille miliardi di lire). E un mese dopo che Siemens incassa l’ultimo ok dalla Commissione europea sull’assenza di concentrazioni.
Ma c’è di più. Tra i molti documenti dove compare il nome di Prodi c’è anche una missiva di fine luglio 1993 che lo chiama in causa in prima persona come l’uomo giusto per chiudere la partita, che «giocherà un ruolo chiave». Chi infatti indica direttamente a Von Pierer l’allora neo presidente dell’Iri come l’uomo chiave da «agganciare» per concludere brillantemente l’operazione Italtel è Panfilo Tarantelli, uno dei banchieri d’affari più conosciuti in Europa, oggi capo dell’investment banking di Citigroup. All’epoca amministratore delegato della Schroders, la banca d’affari che segue le prime tappe dell’acquisizione per poi esser sostituita dalla Goldman Sachs. Ebbene, Tarantelli scrive: «Von Pierer mantenga stessi contatti con Romano Prodi che giocherà un ruolo chiave in ogni futura decisione. Un contatto parallelo sia stabilito anche con Tedeschi». E aggiunge: «Il mio pensiero è supportato dal fatto che Tedeschi sembra contare sull’abilità di Siemens di lavorare realmente come partner di una joint venture al contrario degli americani di At&t».
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