L’Ambrogino sia unico e insindacabile

Per carità di patria, facciamola finita con questa indecente guerra degli Ambrogini: l'ennesimo conflitto destra-sinistra basato non sui fatti e sulle cose ma sulle dichiarazioni e sui titoli dei giornali. Un po' di rispetto, insomma, se non per la città, costretta ad assistere a questo sconcio ping-pong di candidature scagliate una contro l'altra come reciproche provocazioni, almeno per sant'Ambrogio, chiamato suo malgrado in causa dal nome del riconoscimento e dalla ricorrenza che lo motiva. Merita più rispetto, il santo patrono, se non altro per essere il vero fondatore dell'identità milanese. Un perverso esito - non l'unico, purtroppo - della guerra degli Ambrogini è l'esponenziale aumento, anno dopo anno, dei riconoscimenti concessi, per accontentare un po' tutti: una lottizzazione delle benemerenze. Facciamola finita, dunque, prima che questa inflazionata onorificenza, tuttavia ancora amata dai milanesi e fino a poco fa uno dei più prestigiosi riconoscimenti municipali italiani, finisca per essere del tutto screditata. Come se ne viene fuori? Restano solo due possibilità: o abolendo l'Ambrogino - e questo i milanesi non lo vogliono, almeno non ancora - o sottraendolo del tutto ai giochi e alle strumentalizzazioni politiche e propagandistiche, tagliando fuori dalle scelte, insomma, i partiti e quindi il Consiglio comunale. Ed ecco la proposta: ogni anno si assegna solo un Ambrogino, il grande Ambrogino d'oro: in questo modo l'onorificenza, finalmente deflazionata, anzi unica, recupererebbe il valore che merita. Ma come si decide a chi assegnarla evitando che partiti rientrino in gioco, magari adottando un altro perverso metodo, quello della turnazione, dell'alternanza? Affidando la scelta al sindaco e solo al sindaco - a suo insindacabile giudizio diremmo se non ne venisse fuori un discutibile gioco di parole.

Certo non eviteremmo le polemiche, che però si scatenerebbero solo a posteriori, quando la bella medaglia con l'effigie del grande vescovo che agita la frusta contro gli eretici è già nelle mani di qualcuno che, se non è l'unico a meritarla, certamente la merita.

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