Cronaca locale

L’amore fa incrociare i destini

Sergio Rame

Sei personaggi e un autore. Un romanzo che vedremo evolversi a poco a poco sotto i nostri occhi: il fremito della lettura di alcuni brani arriva a mischiarsi con l'azione messa in discussione, liberamente, dagli stessi interpreti. Domani sera (ore 20.30, ingresso libero) il Teatro dell'Elfo (via Ciro Menotti 11) ospiterà Happy family di Alessandro Genovesi.
Come in un felice gioco leggero, questa insolita commedia intreccia i destini di due famiglie che vengono precipitate nella follia dei due figli quindicenni che, nell'impeto adolescenziale, hanno deciso di sposarsi. Così, la cena per dissuadere la giovane coppia - in realtà, già ai ferri corti - diventa teatro per nuovi amori e amicizie.
Il protagonista è una voce super partes che si pone come burattinaio e creatore della vicenda, perennemente assediato dall'ansia di protagonismo dei sei personaggi. Personaggi i cui destini devono avere il lieto fine - quasi si trattasse della riuscita parodia di una fiction televisiva - tanto da portare sul palcoscenico un'isterica ironia che lega inevitabilmente le azioni dei personaggi alla loro riuscita.
Lo spettacolo, incoronato con il premio speciale della giuria nell'edizione del 2005 del premio Riccione per il teatro, è una confessione camuffata. Un diario mascherato. Un esorcismo scritto nella Milano d'estate, quando non si muove una foglia e dal silenzio può uscir fuori quello che di solito sta muto.
La pièce di Genovesi porta in scena desideri e paure. Inconfessata e sempre presente negli occhi dei sei protagonisti, la netta sensazione di essere troppo e, al tempo stesso, di non essere nessuno. Gli eventi e i personaggi raccontati sono veri - in carne e ossa. Stipati, per l'occasione, in poche pagine e colorati di rosa, diventano ben presto marionette che l'autore cerca di mettere sotto la luce più giusta.
Sorrisi, scontri e incontri esaltanti. Brutture e imperfezioni guardate con ironia. Difetti che diventano poesia. Solo in questo modo, il nostro autore riesce a scacciare - almeno per una manciata di ore - l'insinuarsi del terrore quotidiano, ricacciando nel basso ventre l'inconfessabile realtà dell'umano vivere a metà. Almeno per un po' di tempo i sei personaggi non si accorgeranno quanto la loro vita sia scontata. Una commedia lieve, romantica, banale.
«Molti dicono che questo spettacolo innervosisce - spiega l'autore - ma solo uno spettacolo che porta in scena persone normalissime.

E proprio questo è il suo bello, che non è un capolavoro, che è tragicamente fuori posto e che, ogni volta che decide di uscire a pedalare per il mondo, ha un incidente in bicicletta».

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