L’amore in quattro lingue Cocciante torna alle radici in un album emozionante

«Sulle labbra e nel pensiero» arriva a sette anni dall’ultimo lavoro

L’amore in quattro lingue Cocciante torna alle radici in un album emozionante

Cesare G. Romana

da Roma

«E stiamo per dimenticare tutto quello che non è l’amore/sembra che mai non siamo stati amati/e voglio solo sperperarmi/ e dissiparmi e consumarmi», canta la celebre voce roca, carnale di Riccardo Cocciante. E mai, dopo Il cielo in una stanza, una canzone italiana aveva reso con tale assolutezza l’estasi di corpo e d’anima, il delirio panico, lo smarrimento felice dell’atto d’amore. Il brano è Sulle labbra e nel pensiero, testo, icastico e ispiratissimo, di Pasquale Panella, musica che ascende verso la propria consunzione proprio come accade nell’amore. E coagula il momento più magico di Songs, nuovo album realizzato a Dublino dopo sette anni tutti votati al teatro - Notre Dame de Paris, Le petit prince e il neonato Giulietta e Romeo - dal piccolo, grande musicista di Saigon.
Gran disco, come ci s’attendeva, e più spiazzante di quanto ci s’attendesse. I testi in quattro lingue - s’alternano italiano, francese, spagnolo e inglese - non sempre giovano alla consequenzialità, ma vi supplisce la musica: tutta sull’arduo discrimine fra patrimonio popolare e moduli «alti», melodia rotonda e scansioni nette. Insomma, la «lezione» di Margherita che s’intreccia a quella di Questione di feeling, con in mezzo, decisiva, l’esperienza poliedrica dell’opera rock. Il tutto registrato in diretta, come in concerto, su arrangiamenti che poco concedono all’enfasi «sinfonica», ma affidano al gioco variegatissimo delle chitarre e delle tastiere il compito di evocarla. Insieme alla voce dell’autore, sempre più densa d’emozione ma usata con vera sapienza, «perché un tempo lasciavo via libera all’istinto, poi ho imparato la consapevolezza di quello che faccio, e del perché lo faccio: uso più saggezza, senza però rinunciare all’istinto».
Di scena è ovviamente l’amore, via via «souffrance» e «fureur de vivre», tempesta e dolcezza, «vida del amor» e «amor de la vida». Amore per la donna, va da sé, ma anche per la musica, che dell’amore è suprema sintesi: «un uomo al piano - si descrive Cocciante - con la rabbia della sua passione/a volte è un uomo su un milione/a volte un milione di uomini nella sua voce». E ancora amore per la libertà, «paradiso interiore», e per l’Italia, invocata da Panella e Cocciante fuor d’ogni retorica patriottarda, luogo dell’animo e del rimpianto: «insomma non un inno, ma una dichiarazione d’amore».
Come del resto richiede la cifra stilistica d’un album che torno a definirgli spiazzante, e lui ne è felice: «Ho sempre preferito la musica che mi spiazza», ammette. Spiazzante anche nell’affidare a pochi strumenti il compito d’esprimere grandi emozioni, confermando la vocazione melodica di Cocciante, ma senza magniloquenze superflue. «Certo, le mie radici sono melodiche - conferma lui - ma attenzione a non vedere la melodia in una connotazione passatista: il rock m’ha insegnato a declinarla nel linguaggio d’oggi, con un’espressività più asciutta e attuale. A questo s’aggiunge, io credo, la decisione di registrare quest’album in diretta, in modo che suonasse come un concerto dal vivo: basta con le sovrapposizioni e con i correttivi tecnologici, meglio qualche imperfezione che la perfezione algida e senz’anima.

È importante l’accumulo di energie che viene da un gruppo di musicisti, che suonano insieme non come se fossero di fronte a una macchina, ma su un palcoscenico». Come mostra il dvd che accompagna il disco, e come confermerà il concerto del 29 novembre al Forum di Assago, mentre il 6 ottobre Notre Dame de Paris torna in scena a Casalecchio di Reno.

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