De Filippi
Aprile è diventato settembre (almeno per quanto riguarda la politica economica). Era già successo qualcosa di simile lanno scorso, ma non ci si era fatto troppo caso. Presi come sempre da altre faccende neanche i più diretti interessati si erano accorti che la manovra finanziaria era stata anticipata. Salvo poi scoprire che a luglio i giochi erano fatti e che cambiamenti e inserimenti dellultimo momento non erano più possibili.
Ormai, però, lanticipo della discussione e delle decisioni sulla finanza pubblica è diventato stabile, con tanto di vincolo europeo. E la stagione sta per aprirsi. Lo ha ricordato pochi giorni fa, ascoltato in Parlamento, il direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli. Lui parlava e Giulio Tremonti annuiva, mentre i parlamentari presenti capivano che, da qui in avanti, lonere e anche lonore (politico) di farsi paladini di questa o quella legge di spesa sarebbero passati da Roma a Bruxelles. Ma guardando alle date fissate rigidamente dalla nuova agenda di finanza pubblica qualcuno avrà fatto anche ragionamenti più politici o meglio più legati alla tattica politica. Ragionamenti che potrebbero essere squadernati e utilizzati nelle prossime settimane.
Secondo le nuove regole quella che una volta era la sessione di bilancio comincia dalle ultime settimane invernali e si chiude in primavera. Si parte il primo marzo, con la comunicazione dei numeri fondamentali di riferimento comunicati dallIstat, e si chiude, tassativamente, il 30 aprile, con le decisioni da inviare a far approvare in Europa. E si definiscono assieme sia le modifiche a spese ed entrate sia gli avanzamenti delle cosiddette riforme strutturali (quelle modifiche legislative in grado di incidere sullefficienza e la produttività delleconomia). Lultima data da ricordare è il 25 settembre, quando il Parlamento sarà chiamato a un voto finale. Ma non sarà niente più di una ratifica di decisioni ormai definitive, necessaria per recepire nel bilancio i cambiamenti stabiliti con linsieme dei provvedimenti presentati il 30 aprile.
Tutto molto più ordinato, questo è sicuro. E anche coerente con ciò che avviene negli altri Paesi europei (ovvio, le regole valgono per tutti), con il vantaggio che le scelte sui budget vengono fatte parallelamente e contemporaneamente in tutti i Paesi dellUnione e quindi si rafforzano e diventano più chiari i messaggi per i mercati finanziari. E tutto anche più funzionale agli obiettivi di riduzione del deficit perché i tetti di spesa avranno una capacità di tenuta molto maggiore.
Ma, appunto, ce nè anche per la tattica politica. La sessione di bilancio fissata nel periodo marzo-aprile, con gli ultimi ritocchi e i voti di conversione entro lestate (e il voto finale il 25 settembre) potrebbe pensionare per sempre una prassi storica italiana, quella di votare in primavera. E che, invece, potrebbe affermarsi un nuovo calendario, con le date delle elezioni da scegliere nel periodo ottobre-novembre (come succede già in moltissimi Paesi).
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