L’analisi Lotta al deficit e tagli: sarà un governo di «lacrime e sangue»

NOVITÀ All’istruzione Michael Gove, classe 1967. E il ministro per la Scozia ha 37 anni

Qualunque sia il governo, conservatore, laburista o - da ieri per la prima volta in 70 anni - di coalizione, nella politica estera della Gran Bretagna c'è una stella polare: lo stretto rapporto con gli Stati Uniti. Nulla cambierà sotto questo rispetto, come dimostra anche il fatto che la prima telefonata di Cameron è stata con Obama. Londra continuerà perciò a partecipare - nei limiti consentiti dagli inevitabili nuovi tagli nel bilancio della Difesa - alla guerra in Afghanistan, a sostenere Washington nel tentativo di fermare la corsa dell'Iran verso l'atomica e nello sforzo di costruire un Irak democratico. Con l'ingresso dei liberaldemocratici nel governo ci si poteva aspettare qualche apertura verso l'Europa, ma il nuovo ministro degli Esteri, il conservatore Hague, si è affrettato a precisare che nella nuova legislatura non ci sarà alcun nuovo trasferimento di poteri alla Ue senza previo referendum e tanto meno è prevista l'adesione alla moneta unica. Se ci sarà maggiore collaborazione con Bruxelles, sarà in materia di immigrazione clandestina, uno dei punti focali della campagna elettorale dei Tory, che con una mossa a sorpresa hanno affidato per la prima volta la materia a una donna, la «dura» Theresa May. Ma, sotto la spinta dei Libdem, dovrebbe esserci anche maggiore attenzione per i diritti umani.
Per conferire maggiore solidità al governo, David Cameron ha rinunciato allo storico potere dei primi ministri di chiedere alla regina lo scioglimento anticipato della Camera dei Comuni e accettato di fissare addirittura la data delle prossime elezioni al maggio del 2015. Dopo l'approvazione della nuova legge, per porre fine alla legislatura ci vorrà l'assenso del 55% dei deputati, che i Tory non hanno. Questa norma, e la promessa di un referendum sulla introduzione della proporzionale, che hanno fatto storcere il naso a molti conservatori, dovrebbe - negli intenti dei leader Cameron e Clegg - aiutare i due partiti a superare le loro molte divergenze. Per evitare incidenti di percorso, il documento programmatico comune autorizza comunque i Libdem, nelle cui file militano molti elementi di sinistra, ad astenersi nelle votazioni su alcuni ddl incompatibili con i loro principi senza mettere in crisi il governo.
Sui problemi più urgenti, la riduzione del deficit di quasi 200 miliardi di euro, la lotta alla disoccupazione e i tagli alla stravagante spesa sociale introdotta nei 13 anni di governo laburista, i due partiti hanno comunque raggiunto una intesa di massima: entro cinquanta giorni il nuovo Cancelliere dello Scacchiere, il conservatore Osborne, varerà una manovra all'insegna dell'austerità e dei sacrifici, che - nelle parole di Cameron - dovrebbe contribuire a sradicare «la cultura di egoismo, di indisciplina e di dipendenza dallo Stato». Ci vorranno misure «lacrime e sangue», che per i Libdem, passati dall'opposizione al governo dopo 70 anni, non saranno facili da digerire.

Nonostante la prova di concordia che Cameron e Clegg hanno cercato di dare ieri davanti alle telecamere, molti temono che non ce la faranno: gli allibratori danno il governo di legislatura addirittura a 21, e nuove elezioni entro l'anno al 2,37.

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