L’analisi Lo Yemen rimane in cima alla lista del terrore

È l’ultima frontiera del terrore e sarà la nuova prima linea della guerra ad Al Qaida, il nuovo obbiettivo degli aerei senza piloti già usati per martellare i santuari pakistani di Bin Laden. Il fallito attentato di Times Square accelererà infatti la decisione di utilizzare i Predator per colpire le basi di Al Qaida nello Yemen. La minaccia yemenita si manifesta in tutta la sua evidenza alla vigilia di Natale quando il 23enne Umar Farouk Abdulmutallab cerca di far esplodere il volo 253 in atterraggio a Detroit. Il fallito kamikaze ha ricevuto addestramento, esplosivo e consegne proprio nello Yemen, la terra ancestrale dei Bin Laden da cui partì nel 2000 l’attentato all’incrociatore Uss Cole. Nello Yemen ha trovato rifugio Anwar al-Awlaki, il 38enne predicatore dell’ odio con passaporto americano che ispirò Nidal Malik Hasan il maggiore dell’esercito di origini palestinesi autore della strage di Fort Hood. E dallo Yemen partì Abdullah Asieri, il kamikaze con una carica nel retto che a fine agosto si fece esplodere a pochi passi da Mohammed Bin Nayef, il principe saudita responsabile della lotta al terrorismo. L’esplosione si sviluppò verso l’alto schiacciando sul soffitto il kamikaze e risparmiando il principe, ma il sofisticato attentato fu il primo segnale della minaccia yemenita. Questo non impedì ad Abulmutallab di frequentare i campi d’addestramento, uscire dal Paese e imbarcarsi per Detroit.
Da allora lo Yemen è guardato a vista. Secondo l’Fbi nel Paese vivono 36 americani di fede islamica pronti a infiltrarsi sul suolo statunitense. A febbraio Dennis Blair, il coordinatore dell’intelligence americana ha indicato lo Yemen come la centrale operativa di un attentato destinato a colpire l’America nella prima metà dell’anno. Ieri il primo a rivendicare l’autobomba di Times Square è stato dal Pakistan il capo talebano Qari Hussain Mehsud.
La rivendicazione di Mehsud non convince l’intelligence. Le incursioni degli aerei senza pilota hanno letteralmente decimato i vertici pakistani di Al Qaida isolando Osama Bin Laden e il suo braccio destro Ayman Al Zawahiri. La disfatta pakistana ha trasformato lo Yemen nel principale avamposto qaidista, moltiplicando l’influenza di un Al Awkali già sospettato di contatti con gli attentatori dell’11 settembre e con quelli del luglio 2005 a Londra. Il fallito attacco della scorsa settimana all’ambasciatore inglese a Sanaa rafforza questa teoria. Al nuovo nefasto ruolo dello Yemen ha contribuito anche la decisione di accelerare la liberazione di decine di detenuti di Guantanamo. Almeno una dozzina di questi sono andati ad ingrossare le fila yemenite di Al Qaida.

E oggi il capo indiscusso di Al Qaida nello Yemen è l’ex prigioniero 373, meglio conosciuto come Said Ali Al Shiriri. Il terrorista saudita trasferitosi a Sanaa dopo la liberazione è infatti passato a dirigere la cellula yemenita dopo l’uccisione - a febbraio - del suo capo Nasser Al Wahayshi.

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