Ma l’Anm boccia anche gli incentivi: «Sono inutili e costosi»

Roma. Inutili e costosi: l’Anm boccia gli incentivi economici e di carriera che il governo vuole riservare con un decreto ai magistrati che accetteranno di lavorare nelle «sedi disagiate» del Sud, Sicilia e Calabria in testa. «Nel giro di sei mesi-un anno la gran parte degli uffici meridionali di procura saranno scoperti, se non costretti alla chiusura per mancanza di magistrati. Siamo convinti che questo intervento legislativo non cambierà di una virgola la nostra previsione», dice il segretario Giuseppe Cascini. E perché l’iniziativa del ministro Alfano «non è idonea a risolvere il problema» è presto detto: «La legge sugli incentivi per chi accettava di trasferirsi nelle sedi disagiate esiste dal 1998. Ma sino ad oggi negli uffici di frontiera sono andati solo giudici di prima nomina»; toghe a inizio carriera, che non possono più farlo per il divieto a svolgere funzioni di pm introdotto dalla riforma dell’ordinamento giudiziario. Incentivi inutili, dunque, ma anche onerosi per lo Stato, «se, come sembra, saranno riconosciuti anche a chi si sposta nella stessa regione: i magistrati - prevede l’Anm - si sposteranno da una sede disagiata all’altra, con costi enormi per la collettività e senza nessun beneficio per la giustizia».

La strada da seguire è tutt’altra: «Derogare» subito per questi uffici al divieto per i magistrati di prima nomina di fare i pm; e nel medio periodo «eliminare i tribunali più piccoli e riorganizzare le circoscrizioni giudiziarie».

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