Cronaca locale

L’anno scorso 500 posti vacanti in provincia nell’artigianato

L’anno scorso oltre 500 posti sono rimasti vacanti per mancanza di competenze o per lo scarso interesse dei giovani. Per lo più posizioni da contabili, venditori, cuochi, baristi, magazzinieri, operatori Cad, help desk, carrellisti, saldatori.
Posti di lavoro disponibili che non hanno trovato una corrispondente offerta di manodopera, spesso per la scarsa formazione professionale. I dati sono quelli che ha reso noti la Provincia, con l’assessore provinciale all’Industria e al Lavoro, Paolo Del Nero. «Quasi sempre - ha spiegato Del Nero - a occupare i nuovi posti però non sono stati i disoccupati, ma gli stranieri o dei giovani alla prima esperienza, cioè persone non formate e reclutate grazie alla rete personale di conoscenze o al passaparola».
Per questo la Provincia ha pensato al progetto «Ricollocami», presentato alcune settimane fa a Palazzo Isimbardi. L’iniziativa era appunto rivolta a 1000 persone residenti o domiciliate nel territorio milanese da reclutare tra lavoratori o lavoratrici provenienti dalle liste di mobilità, cassintegrati per cessata attività e disoccupati di lunga durata (24 mesi) con immediata disponibilità all’inserimento lavorativo.
Il fenomeno era stato rilevato anche da Confartigianato, che solo pochi giorni fa ha stimato almeno 24 mila posti di lavoro «vuoti», per i quali cioè non si riesce a trovare il personale qualificato. «L’apprendistato – ha spiegato Cesare Fumagalli, segretario generale della Confartigianato - rappresenta il principale strumento di inserimento lavorativo nelle imprese artigiane attraverso un percorso di formazione e lavoro. Nel 2008 (ultimo dato disponibile) gli apprendisti nelle imprese artigiane erano 218.344, vale a dire circa un terzo rispetto al totale dei 640.863 apprendisti». Secondo i dati dell'Ufficio studi di Confartigianato, nel 2009, nonostante la crisi, un’impresa artigiana su 4 ha avuto difficoltà a reperire personale qualificato. Con il risultato che lo scorso anno, rispetto ad un fabbisogno occupazionale di 93.410 persone, i piccoli imprenditori hanno dovuto rinunciare ad assumere il 25,1% della manodopera necessaria, pari a 23.

446 persone.

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