L’antifascista vittima dei «compagni» e il poliziotto che salvò tanti ebrei

Finalmente si ricordano i crimini anche dei liberatori. Qualcosa si sta muovendo, anche in una città rossa e tetragona come Savona, rossa perché intimamente comunista e soprattutto rossa del sangue di tanti poveretti presunti ammazzati senza pietà nelle radiose giornate della liberazione. Qualcosa si sta muovendo perché sui muri di questa cittadina, medaglia d’oro della Resistenza, si possono osservare addirittura due manifesti mortuari che ricordano due vittime di coloro che senza dubbio, avevano voglia di potere assoluto di vita e di morte e soprattutto desiderio spropositato e rapace di arricchimento a danno di persone benestanti e come tali da spogliare dei loro beni. I due manifesti ricordano l’anniversario di due distinte morti violente: Il Dottor Francesco Negro e il Commissario Amilcare Salemi, due persone molto diverse tra loro ma unite da un filo rosso di sangue, stessa razza dannata gli assassini, stessa l’arma che li colpì, la famigerata e mai trovata pistola con il silenziatore cal. 7,65, diverse le motivazioni ma sempre collegate fra di loro. Negro è un antifascista, corretto e democratico, vede le atrocità perpetrate dai suoi compagni e li rimprovera pubblicamente definendoli criminali che nulla hanno a che fare con la lotta ai Nazifascisti, dopo pochissimi giorni, di notte, viene affrontato e assassinato da misteriosi, ma non troppo assassini. Il Commissario Salemi, invece, è un funzionario inviato a Savona, per indagare sugli omicidi seriali che stanno insanguinando la città dopo il 25 aprile 1945. Appena inizia ad indagare viene soppresso e le sue carte spariscono dalla Questura. Queste nefandezze a Savona non vengono ricordate volentieri, oppure sono state accuratamente rimosse con la scusa che macchierebbero la Resistenza, chi ne vuole parlare o scrivere lo fa a suo rischio e pericolo e viene subito definito Fascista o nei migliori dei casi Revisionista, solo pochi anni fa sarebbe stato linciato pubblicamente e costretto a traslocare. Ora con la comparsa di questi manifesti sta nascendo una nuova coscienza collettiva che non ha paura dei bavagli ideologici, che non vuole tacere di fronte a questi morti, molti fanno parte di una schiera numerosissima di persona soppresse con la solita accusa di essere spie o collaborazionisti dei fascisti, la solita strumentale accusa che voleva sgravare la fedina penale di tanti assassini violenti e facinorosi che hanno usato la Resistenza come scudo e come strumento per fare carriera politica. Qui abbiamo addirittura un antifascista militante come Negro e un commissario di polizia, Salemi, che salvò la vita a tanti ebrei durante le persecuzioni razziali.

Qui l’accusa di fascismo non regge ma regge benissimo quella verso gli esecutori materiali dei due omicidi che possono essere definiti senza tema di errore briganti ed assassini che non hanno nulla da invidiare nei confronti dei loro nipotini , le brigate rosse le quali in buona sostanza hanno continuato il loro sporco lavoro di boia in tempi diversi ma con gli stessi ottusi cervelli.

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