L’appello Le suore di Lecco: «Chi la crede morta la lasci a noi»

«Lasciate che Eluana rimanga con noi che la sentiamo viva. Non chiediamo nulla in cambio». È un grido d’amore e compassione quello lanciato dalle suore della clinica Beato Luigi Talamoni di Lecco, che per sedici anni si sono occupate di Eluana, da quando la ragazza è entrata in stato vegetativo. Per le Misericordine, insomma, Eluana è una persona che può ancora ricevere cure: «Se c’è chi la considera morta - dicono - lasci che Eluana rimanga con noi che la sentiamo viva. Non chiediamo nulla in cambio, se non il silenzio e la libertà di amare e donarci a chi è debole, piccolo e povero».
L’appello delle sorelle è stato messo nero su bianco in una nota alla famiglia Englaro, che con la sua battaglia cancellerà presto il lungo lavoro e la partecipazione di tutte le persone che sono state al fianco della ragazza in questi lunghi anni. «L’amore e la dedizione per Eluana e per tutti coloro che si affidano alle nostre cure - spiegano le suore lecchesi - ci portano a invocare il Signore Gesù, affinché la speranza prevalga anche in questa ora difficile in cui sperare sembra impossibile».
Anche il cardinale Dionigi Tettamanzi ha inviato una lettera aperta alle sorelle per esprimere la sua vicinanza, sperando in un ripensamento per una «conclusione irragionevole», per la quale «rivolgo la mia supplica a Dio.

A Lui chiedo - ha scritto sul sito della diocesi di Milano - che non lasci mancare un’estrema opportunità di ripensamento a quanti si stanno assumendo la gravissima responsabilità di procurare la morte privando dell’acqua e del nutrimento».

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