L’AQUILA BAMBINA

Questo è il punto di partenza di Antonio Syxty che affida la sua ricerca artistica cercando di contaminare l’arte da palcoscenico con il fumetto e il cinema, integrando questi due generi con la letteratura postmoderna, senza prendere le distanze da quella di «basso» rango come l’horror e il thriller. Questo è l’incipit per la stesura de L’Aquila bambina/Reloaded, in scena giovedì al Teatro Litta, lo spettacolo che, in versione rinnovata, attualizzata e se vogliamo riscritta, propone il «prequel» de «L’Aquila Bambina», il lavoro che, scritto da Syxty nel 1992 e affidato alla regia di Luca Ronconi, scandalizzò una buona parte della critica facendo nascere addirittura una polemica sulla censura a teatro. Si parlò di oscenità, di perversioni, bollando lo spettacolo come un’anomalia del teatro italiano. Antonio Syxty, avvalendosi della consulenza drammaturgia di Paolo Scheriani e dell’aiuto alla regia di Claudio Autelli, offre al pubblico milanese il frutto di un’operazione di recupero: «Come se fosse un file riattivato, recuperato, ricaricato, ma sorretto dall’originario Dna» dichiara Syxty. È Felix, un cinquantenne, interpretato da Gaetano Calligari che, decide di conoscere la figlia Rosa (Chiara Mascalzoni), dopo parecchi anni di separazione. Accompagnata da Giada Villanova, nella parte di Helix, Rosa va incontro a questo padre che non ha mai conosciuto, se non attraverso i racconti della madre morta in un incidente d’auto. Alla ricerca di un rapporto d’amore, d’affetto, fisico e sentimentale, Rosa nella sua morbosità idealizza quest’uomo sconosciuto; come un personaggio di cartoon, con un cappello da cowboy, l’uomo appare alle due ragazze. «Rosa è vittima di un malessere che deriva dalla sua esistenza trascorsa senza la figura del padre e per la violenta perdita della madre; proprio per questo tenta di amare il padre - continua l’ideatore -. Helix, sua amica del cuore con la quale ha condiviso la vita nel collegio, tanta amicizia e tanto amore, è orfana di madre, persa a causa di una malattia che ha logorato i suoi entusiasmi quando è stata abbandonata dal padre». I grandi fanno del male ai più piccoli: questo è il messaggio che si legge dalla messinscena dove le proiezioni video danno vita anche alle figure materne delle sue ragazze: non esistono più, solo nella memoria è possibile incontrarle. Proprio alla ricerca dei tanti brandelli di memoria sono andate le due giovani, alla caccia della verità. Ma quando si risvegliano, si trovano in una carcassa d’auto: a causa di un incidente, mentre andavano al cinema a vedere «L’Aquila bambina», muoiono. «Utilizzando dei linguaggi moderni e della tecnologia, ho raccontato una tragedia classica: la colpa dei padri ricade sui figli, questa è la morale della favola che ho messo in scena, attraverso uno spettacolo che evoca immagini suggestive.

Al centro di tutto risiedono l’emozione, il sentimento; è una lettura pop consigliata ad un pubblico adulto perché nella sua intensità, nei suoi colori fiabeschi, è di grande impatto emotivo».
L’Aquila bambina/Reloaded
Teatro Litta
dal 15 febbraio al 2 marzo
Ingresso 18-12-9 euro
tel. 0286454545 promozione@teatrolitta.it

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