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L’Armani scopre l’Europa che fa male L’Efes prima l’illude, poi la stende

Milano tradita da Shumpert e Vukcevic, Bulleri fuori troppo presto per 5 falli. I turchi sotto di 9 punti nei primi 10 minuti. Il talento Akyol li trascina al successo

Oscar Eleni

Niente poesia, poca atmosfera per un esordio perdente (66-71), dopo l’illusione che l’Efes fosse la ciurma senza difesa del primo quarto. Per l’Armani soltanto ricerca del sale capace di condire la zuppa di coppa che brucia, è piccante, difficile da tenere nel ciotolone del Forum dove non tutti capiscono che l’Europa è una cosa diversa dalle cacce aperte nel torneo di casa, cominciando da qualche giocatore dell’Olimpia, magari Vukcevic, sicuramente il zoppicante Shumpert.
Adriano Galliani, alla ricerca di un elisir per dimenticare Eindhoven, prova la formula senza cravatta, ma anche lui fa un po’ di fatica a capire l’americano che viene da Livorno, si arrabbia per i 5 falli rapidi di un Bulleri equilibrato nei suoi arresti e tiro, ben bilanciato, molto preciso (5 su 7, ma tutto bruciato nel primo bacio), perché Galanda abbia così poca resistenza, si domanda forse, e questo potrebbe essere pericoloso per chi zompa coi principi, se la squadra è stata fatta con gli ingredienti giusti. Dubbi che ti prendono quando cominci una strada nuova e vedi sfilare sul campo quelli del periodo glorioso. Ora Milano è una esordiente dopo tanti anni, il palazzo con 5000 persone non riesce mai a scaldarsi e a scaldare un gruppo che Lino Lardo sente freddo, sente un po’ distante, perché in difesa paga tanti debiti, perché si spezza davanti allo sgusciante Arslan, ai solidi Gonlum e Peker, 24 rimbalzi in due, al talento bene esplorato di Cenk Akyol, un classe 1987 che gioca 24 minuti, segna 15 punti con 6 su 7 al tiro, 3 palle rubate, un ragazzo che Milano non può presentare perché il «1988» Gallinari è in panchina soltanto per fare un po’ di scena, visto che gioca in un altro campionato.
Terribile notte per i nuovi che non conquistano la gente, brutta per i veterani che scoprono di avere una marcia in meno a livello di grande basket internazionale, anche se l’Efes, ben diretta dal macedone Mahmuti, non è proprio irresistibile e ha trovato il canestro soltanto dal secondo quarto, dopo aver rimontato i 9 punti di svantaggio dei primi 10 minuti.
La gente invoca Djordjevic, a qualcuno sarebbe bastato anche Pittis, ma nella sostanza serve più pazienza e lavoro mentale che altro. Le debolezze al centro erano note, la crisi d’identità di chi provava per la prima volta arbitri europei ha fatto andare tutto in frantumi perché nel secondo quarto si è spenta la luce (8-18). Europa con sapore di sale e adesso serviranno nervi forti per non andare a fondo nella trasferta di Siena che domenica deciderà anche del primo posto in campionato. Il gioco si fa duro, qualcuno non ha retto l’impatto, ma il Forum, si sa, è una casa pericolosa se non hai armi vere per trascinare, se non ti basta tirare quattro schiaffi o fare cacce all’uomo come quelle un po’ ridicole che alla fine avevano come vittima Akyol. È andata male.

Non è proprio una sorpresa, per entrare nelle migliori 16 c’è ancora tanto da fare, ma non tutte le zuppe saranno come questa.

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