da Roma
Due anni fa, durante una sparatoria alla periferia di Roma, al culmine di una «faida» tra familiari, le uccisero il figlio.
«Comè possibile che lassassino sia potuto tornare in libertà per lo sbaglio di un giudice?», chiede ora, con un appello pubblico, Carla Domizi, madre di Andrea Bennato, ucciso il 13 dicembre del 2005, dallo zio, Mario Maida, di 56 anni. Nei giorni scorsi, luomo, è stato infatti scarcerato su decisione del tribunale del Riesame alla luce degli ormai scaduti termini di custodia cautelare. La cosa che preoccupa, adesso, è che il ritorno a casa di Maida, che abita a poche centinaia di metri dallabitazione dei parenti della sua vittima, potrebbe di nuovo innescare una scintilla.
Bennato, 30 anni, un passato da rapinatore, sposato e con due bimbe di 3 e 6 anni, fu ucciso da un colpo di pistola alla schiena.
Maida, originario della provincia di Catanzaro e titolare di unofficina in via Torrevecchia, dopo la lite mortale, confessò subito di aver sparato dicendo che il nipote Andrea Bennato voleva aggredirlo. In effetti, il ragazzo, e i fratelli Enrico e Gianluca, anche loro indagati per tentato omicidio e detenzione illecita di arma da fuoco, esplosero da distanza ravvicinata alcuni colpi senza alcun esito. A causare il diverbio fu uno scontro tra le donne della famiglia.
La signora Domizi, ora spiega che è costretta a vedere lassassino di suo figlio quotidianamente: «Una madre - scrive la signora Domizi nellappello - si chiede come possa essere possibile che un processo per fatti così gravi sia stato rinviato di ben quattro mesi, nonostante la scadenza del termine di custodia cautelare».
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