L’asse Vaticano-Radicali

Giuliano Ferrara ha scritto che i Radicali si presentano come ministri di culto senza tonaca e che paradossalmente sono gli unici che sanno governare il rapporto fatale tra religione e politica: oltretutto appaiono come il molto che si fa con il poco, mentre tutto il resto della politica ha spesso l'aria di essere il poco che si fa con il molto, qualche volta con il troppo. Ebbene, sono talmente convinto che Ferrara abbia ragione da costringermi a notare che queste due religiosità all'apparenza opposte, quella laicista e quella cattolica, sono anche le uniche ormai disposte a occuparsi seriamente dei diritti umani. Dei Radicali si sa, ma dei missionari si dovrebbe ricordare che sovente finiscono ammazzati, che il più scomodo testimone del genocidio degli armeni è stato il precedente Papa, che a ricordarci dell’esistenza di infinite minoranze è spesso la Chiesa in compagnia appunto dei nemici Radicali.

Il Vaticano è stata l’unica nazione del mondo a inoltrare proteste ufficiali per la scomparsa di svariatissimi religiosi anche non cattolici (è notizia di ieri che in Cina sono stati arrestati altri nove sacerdoti) mentre i Radicali italiani sono l’unico movimento politico che vi si affianca seriamente nel denunciare la violazione dei diritti umani e religiosi in Cina. Il resto è fuffa, farfugliamento di import-export, indignazioni calibrate sulla base di convenienze commerciali o poco altro.

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