Solo pochi mesi fa sembrava destinato a essere l'ago della bilancia della politica italiana. Oggi è in trincea, ferito dalle mezze verità che stanno emergendo dopo 18 anni di ambiguità, silenzi, cose e fatti mai chiariti in modo convincente e definitivo. Parliamo di Antonio Di Pietro, leader dell'Italia dei valori, la stampella della sinistra che dopo il crollo dei partiti comunisti italiani ha fatto da collettore al popolo sbandato rimasto orfano di bandiere rosse, verdi e arcobaleno da sventolare dentro il Parlamento e nei salotti televisivi, quel partito dell'odio che ha come obiettivo abbattere a qualsiasi costo Silvio Berlusconi.
Nell'ipotesi a lui più favorevole, Di Pietro è vittima di quel metodo da lui inventato e che strada facendo ha messo a punto con compagni di viaggio capaci di usare la lingua italiana e i mezzi di comunicazione. In primis Marco Travaglio e Michele Santoro. In base a questa ricetta la lotta politica va condotta seminando sapientemente veleni e dubbi in modo che la parola del pentito di mafia diventi verità giudiziaria, una assoluzione per prescrizione una condanna, la fotografia di una festa un corpo del reato, una querela un attentato alla libertà di stampa, un silenzio una condanna. Eccetera.
Così ha fatto carriera politica Antonio Di Pietro. E adesso che foto, verbali e documenti che lo riguardano, e gettano su di lui una luce sinistra, escono dai cassetti di rivali anonimi e amici traditi lui urla al complotto. I cattivi sono i giornali e le Tv, tranne la Repubblica e Annozero che tacciono e quando parlano, poco, lo fanno per difendere l'amico. I campioni della libertà di stampa non affondano, non cercano di capire se, come pare in modo sempre più evidente, Mani pulite fu inquinata dai servizi segreti italiani e stranieri, se il fiume di denaro finito nelle casse dell'Italia dei valori, come sostengono alcuni cofondatori, ha preso strade misteriose. Non si chiedono rogatorie per accertare voci su conti all'estero. E non indagano su un assegno da 50mila dollari consegnato all'Idv da uno strano personaggio durante un viaggio in America che Di Pietro ha negato di aver mai fatto e che invece alcune fotografie (pubblicate ieri dal Corriere della Sera) dimostrano essere avvenuto.
Forse adesso è chiaro perché Di Pietro è contrario all'immunità parlamentare: lui ce l'ha già, per diritto divino e non solo. È intoccabile. Da qualche giorno però lo è un po' meno perché ciò che sta emergendo sembra essere qualche cosa di più di veleni e pettegolezzi. Che la questione sia seria lo hanno capito anche i suoi. Ieri si è aperto il primo congresso del partito.
LASSEGNO CHE METTE NEI GUAI DI PIETRO
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.