L’assessore all’ambiente De Lillo: «Mai più alberi caduti sulle strade»

Da gennaio a giugno recuperato un ritardo che in alcune zone superava i vent’anni

L’assessore all’ambiente De Lillo: «Mai più alberi caduti sulle strade»

Venti anni di ritardi e negligenze da parte delle precedenti amministrazioni erano già un’eredità scomoda e ingombrante da gestire. Ma ad agitare le notti di Fabio De Lillo, assessore comunale all’Ambiente, ci si è messo pure il clima tropicale di questo strano inizio d’estate. Con il suo corollario di alberi caduti, strade bloccate e cittadini infuriati a cui dare una spiegazione convincente. «Quella che abbiamo dovuto affrontare è stata una vera e propria tromba d’aria, che ha colpito solo alcuni corridoi della città. La prova è che in alcune zone è successo di tutto, in altre poco distanti niente o quasi».
Insomma assessore, ci si è messa pure la sfortuna?
«Magari fosse solo sfortuna, ci siamo trovati di fronte a una mezza calamità naturale. È da giovedì pomeriggio che il Servizio Giardini sta lavorando 24 ore su 24 e abbiamo chiesto al sindaco e all’assessore al Bilancio fondi speciali perché i nostri operatori possano operare anche nel fine settimana. Entro domenica sera contiamo di rimuovere tutti i rami pericolanti».
Ma esiste o no un metodo per evitare che episodi del genere si ripetano?
«Esiste e lo abbiamo già messo in pratica. Prendiamo la Cristoforo Colombo: lì eravamo già intervenuti in maniera massiccia e gli alberi hanno retto bene. Ecco la prova che le potature sono fondamentali».
Estendendo il discorso, possiamo fare un bilancio dei primi sei mesi del 2009?
«Dopo che sono stati stanziati i fondi necessari, pari a 3,5 milioni di euro, da gennaio a giugno abbiamo potato circa 17mila alberi. Molto di più di quanto fatto nel 2006, durante il quale le potature si sono fermate a 12.070, e di tutto il 2007, quando non si è andati oltre le 14.500. Insomma l’amministrazione Alemanno ha fatto segnare una specie di record».
Quanto ha pesato la trascuratezza di chi vi ha preceduto?
«Davvero tanto. L’inefficienza delle precedenti amministrazioni ci ha costretto a un’urgentissima operazione di messa in sicurezza di alcune aree abbandonate per un decennio. Addirittura il parco di Colle Oppio era stato lasciato al suo destino per 20 anni e di casi analoghi ce ne sono tantissimi, dai lecci a Villa Borghese e Castel Sant’Angelo, alle robinie sulla circonvallazione Clodia, ai platani su viale Giulio Cesare. Nel parco di Monte Mario e in quello della Pace le potature non erano mai state effettuate. Attualmente, inoltre, ci stiamo occupando di circa 450 pini in via Tuscolana».
Siete riusciti a quantificare il numero degli alberi a rischio?
«Dal monitoraggio effettuato lo scorso novembre erano più di diciassettemila e con un piano straordinario stiamo risolvendo la situazione. I nostri interventi, oltre a essere fondamentali per la sicurezza dei cittadini, hanno restituito la luce in moltissime vie e giardini della capitale dove i lampioni, e in alcuni casi perfino i semafori, erano ormai sepolti da chiome fittissime».
E in prospettiva?
«È in corso il bando per l’acquisto di 3mila essenze che verranno ripiantumate a partire da ottobre, con l’inizio dell’anno agronomico. La scelta sarà calibrata anche sulla base della grandezza delle strade e dei marciapiedi con particolare attenzione per le caratteristiche del suolo. Inoltre abbiamo stanziato 7 milioni di euro per rinnovare entro l’anno un parco macchine inadeguato e obsoleto, con un’età media dei mezzi pari a 16 anni».
Come farete a tenere il quadro sotto controllo?
«Entro il 2009 partirà un progetto di monitoraggio che riguarderà le essenze arboree, singole e nel loro complesso. Questo sistema ci consentirà, a differenza del passato, di avere un quadro completo e costantemente aggiornato.

Abbiamo riscontrato, infatti, una totale latitanza anche nel settore del monitoraggio, mentre questa amministrazione ha investito ingenti somme per conoscere lo stato di salute degli alberi. È molto difficile individuare una malattia in un paziente se non lo si visita mai».

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