Brutta avventura per lassessore regionale lombardo alla Sanità, ora sospeso, Alessandro Cè, che è stato derubato a Milano della pistola, regolarmente denunciata da qualche anno, e del suo telefono cellulare che teneva in un borsello.
La scorsa settimana lesponente leghista si trovava in un locale nella zona di Brera, seduto a un tavolino allaperto, quando si è reso conto che il suo borsello, contenente la pistola e il telefono, era sparito dalla sedia sulla quale laveva appoggiato, proprio accanto a sé.
Dopo averlo cercato dovunque, lesponente della Lega ha dovuto tirare i remi in barca: il borsello contenente il cellulare, ma soprattutto la pistola (oggetto importantissimo perché molto delicato) non cera più, qualcuno se nera impossessato. Quindi cera solo una cosa da fare. E subito, vista la particolarità delloggetto rubato: chiamare la polizia.
La pattuglia della volante, una volta giunta sul posto, ha raccolto la denuncia delluomo politico e trasmesso gli atti ai colleghi della Digos. Che, dopo aver sentito anche loro nei giorni scorsi lesponente leghista, stanno svolgendo accertamenti che, sicuramente, andranno per le lunghe visto che - quello subito da Cè - è un borseggio, quindi un reato molto comune. E i colpevoli, generalmente «maestri» di questarte, raramente commettono passi falsi al punto di farsi sorprendere e arrestare.
Abbiamo chiesto in questura se un furto del genere - nel quale il bottino è una pistola, regolarmente detenuta - mette a rischio, in qualche modo, il porto darmi del possessore dellarma.
«Dipende sempre come e in quale contesto avviene il furto - ci spiegano -.
Lassessore leghista si fa rubare la pistola
Lesponente del Carroccio, seduto fuori da un bar, non trova la sua borsa con larma e il cellulare
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