L’assessore vuole la tassa anche sul gioco

Una cosa non si può negare ai nostri amministratori: fantasia e versatilità. Così, mentre la tarda estate dei milanesi si consuma tra il terrore di una pioggia che faccia tracimare le fogne, quello di un assalto dei ratti, o quella che i cantieri non finiscano in tempo, c’è chi sta studiando nuove tasse. Come quella «sul gioco», in vista della prossima apertura del primo casinò elettronico all’ombra della madonnina. L’idea dell’assessore alla Salute Giampaolo Landi di Chiavenna non è nuova, nel senso che fu lui stesso a proporla tempo addietro per «disincentivare il vizio» dei malati delle macchinette di vecchia e nuova generazione che dal 16 settembre affolleranno la grande sala giochi che aprirà in piazza Diaz. Una sorta di ecopass sull’azzardo che, ricorda l’assessore, fa inghiottire alle slot machine della nostra regione qualcosa come 12 miliardi di euro all’anno. Un record nazionale. «Non mi piace l’idea di spingere i milanesi a sperperare il loro denaro per far fare cassa alla Sisal e allo Stato» ha detto l’assessore ricordando che a Milano sono oltre 15.000 i giocatori patologici.

«In pratica 1,2 milanesi su 100 sono malati di carte e scommesse, mentre il 63,1% della popolazione cittadina si è lasciato tentare almeno una volta in un anno; il guaio è che chi si lascia tentare sono soprattutto i minorenni». Meglio una tassa in più allora, come quella sulle sigarette con l’obbligo della scritta «fa male alla salute».

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