L’atlante «coreografico» di Aurelio Milloss

Molti romani lo ricordano ancora quando scendeva in città, lasciata la sua casa di Monte Mario. Accadeva assai di frequente fino alla fine degli anni Ottanta, perché lui non si era mai isolato lassù. Alto, aristocratico nel portamento, elegante, abile conversatore. Colpiva lo sguardo profondo di Aurelio Milloss, ballerino, coreografo, regista, critico e storico della danza, musicista ed anche attore. In fuga dall’Ungheria, elesse a sua seconda patria Roma, dove è vissuto dal 1937 all’88, quando è scomparso. Cinquant’anni di attività intensa, per un decennio circa coreografo e direttore del ballo al Reale Teatro dell’Opera, esattamente negli anni duri del fascismo, quando musica e danza espressioniste erano viste come fumo negli occhi, apostolo e protagonista della nuova danza appresa in gioventù, a Berlino, alla scuola di Laban.
Delle celebrazioni per il centenario della nascita (1906-2006) si sono fatte carico l’Accademia d’Ungheria e la fondazione Cini di Venezia (destinataria della immensa biblioteca e del prezioso archivio di Millos), inaugurando, questa sera, una bella mostra, curata da Maria Ida Biggi e Linda Selmin. Campeggia una gigantografia, inquietante, che lo ritrae in uno dei suoi recital di danza a Budapest, nella seconda metà degli anni Trenta. «Il mandarino meraviglioso», suo capolavoro coreografico dell’opera di Bartok è ovviamente ben presente. Molte le scoperte ed anche le curiosità. Milloss, acuto osservatore e studioso della danza, ci ha lasciato una sorta di «atlante coreografico» manoscritto, ma redatto con cura e gusto sopraffini, in dodici volumi, ricco di foto d’epoca, ritagli di giornali, acute didascalie. C’è anche una sua autobiografia, ancora inedita; ampiamente documentata è la sua intensa collaborazione al Teatro delle Arti di via Sicilia, animato da Anton Giulio Bragaglia, dove sperimentavano artisti di diversa provenienza. E poi un album, del ’33, di figurine dedicate alla danza. Si trovavano nei pacchetti di sigarette. Sotto quella di Milloss, la didascalia: «Ballerino all’Opera di Berlino e maestro di ballo ad Augsburg».

Infine, il cinema. Recitò in Oltre l’amore di Gallone , e Lo sconosciuto di San Marino, accanto a De Sica ed alla Magnani.
Accademia d’Ungheria. Via Giulia 1. Mostra «Omaggio a Milloss». Fino al primo marzo. Info: 06.6889671.

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