Alcuni numeri per quantificare il valore economico strategico del settore auto in Italia: 1,2 milioni di addetti, l11,4% del Pil e il 16,6% del gettito fiscale. Dati che certificano il valore e limportanza del comparto che, a detta di molti, è il motore della crescita o, come in questo periodo, un elemento fondante delle spinte recessive nel nostro Paese. Le associazioni dei concessionari e dei costruttori hanno rappresentato, con dati e proposte, il profondo disagio di tutto il settore e la necessità di intraprendere un percorso di animazione e ristrutturazione della domanda che blocchi la grande depressione. È difficile capire come mai lesecutivo prenda in considerazione lauto e gli automobilisti soltanto per fare cassa. Il circolo mediatico ha ormai aggredito da tempo lauto, causando disaffezione anche da parte dei giovani e criminalizzazione dei prodotti più vistosi, come i Suv. Ma, aldilà di riscuotere in maniera demagogica consenso nellattacco concentrico a questo settore industriale, che investe ingenti risorse in sofisticati processi di ricerca e sviluppo, i danni prodotti alleconomia e al tasso di occupazione sono ormai insopportabili. Sono anni che la distribuzione dellauto accumula perdite, molti operatori storici hanno chiuso i battenti, mettendo a spasso fior di professionisti e specialisti che hanno grande difficoltà a ricollocarsi.
Ci si domanda perché lesecutivo, insieme agli esperti del settore, non affronti questo enorme problema bloccando il declino e spingendo la crescita, e invece continui a introdurre balzelli che penalizzano e mortificano gli automobilisti e gli operatori.
*Presidente di Areté Methodos
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