L’autogol di Burlando: si vanta dei suoi errori

GALLERIA DEGLI ORRORI Nei suoi poster si parla di scuola, trasporti e sanità: proprio tre dei temi in cui il governatore uscente ha fallito

GenovaMario, Luigi, Clara. È toccato a loro metterci la faccia. Anzi, a rimettercela. Perché Mario, Luigi e Clara sono i protagonisti della campagna di manifesti elettorali varata da Claudio Burlando per le Regionali liguri. E sono loro, appesi ai muri, a prendersi risatine e spernacchiate. Mario è un anziano che ha bisogno di cure, Luigi è un pendolare che si affida ai treni ogni giorno, Clara è una spensierata bimbetta che va a scuola.
Dopo aver da oltre un anno tappezzato la Liguria di manifesti pagati con fondi istituzionali che magnificavano il suo operato, Burlando stavolta paga di tasca sua questa campagna. E spiega che «ora Mario sa di poter essere assistito a casa sua». Certo, il messaggio non è dei migliori per chi va dicendo di aver rimesso a posto la sanità. Per chi si trova a fare i conti con la «fuga» dei pazienti verso altre regioni dove vengono assistiti meglio. Per chi ha visto le liste d’attesa allungarsi a dismisura. In effetti sì, a Mario forse conviene starsene a casa sua. Anche se il senso del messaggio non era esattamente questo.
E che dire del povero Luigi? «Ora sa che c’è chi si occupa dei pendolari». Nella fattispecie chi si occupa di loro è Enrico Vesco, assessore al Lavoro, al porto, ai trasporti e probabilmente anche alle cause perse. Basta l’ultimo esempio per far sbiancare in volto il povero Luigi, che pure sui manifesti è stato stampato con un discreto colorito. La scorsa settimana, l’Intercity dalla Spezia ha caricato i pendolari come bestiame, stipandoli in sette carrozze anziché le solite dieci. Proteste, mugugni, comunicati. Poi l’intervento duro dell’assessore contro Trenitalia. La mattina successiva l’Intercity è arrivato con cinque carrozze. E non è che il presidente Claudio Burlando possa neppure prendersela con il suo assessore, vista la sua esperienza da ministro in fatto di treni. Comunque tranquilli, Luigi sa chi ringraziare per come viaggia ogni giorno.
Infine la povera Clara, il viso dell’innocenza. Lei «ora sa che la sua scuola non verrà chiusa». Stavolta il manifesto dice la verità. Peccato che esigenze di spazio non permettano di spiegare a Clara anche il perché. Neppure di dire che se Clara avrà ancora la sua classe è solo perché il Tar ha bocciato Claudio Burlando e la sua giunta. L’11 novembre 2008 infatti la Regione Liguria aveva approvato con i voti favorevoli del centrosinistra e quelli contrari del centrodestra, il «piano di dimensionamento scolastico» che, per rispettare gli ordini del decreto Prodi 233/98, tagliava, accorpava classi e cancellava istituti. Genitori e insegnanti hanno fatto ricorso non contro il ministro Gelmini, ma contro l’asse Prodi-Burlando. Il Tar ha riconosciuto le loro ragioni. E Clara sa che la sua scuola non verrà chiusa come chiedeva Burlando.
Tutti i manifesti chiudevano peraltro con la minacciosa scritta «continua...». In realtà è da un po’ che il seguito non arriva.

E sono riprese in Liguria le pubblicità elettorali «istituzionali», pagate coi soldi di tutti. Burlando, dopo che la Regione ha sbagliato le previsioni dell’ultima nevicata che non c’è mai stata, sembra messo male anche nella programmazione della sua stessa campagna elettorale.

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