E lavvocato rosso alla fine scoprì le delizie del capitalismo. Anzi addirittura della finanza. Niente economia di Stato nel futuro di palazzo Marino se a vincere sarà Giuliano Pisapia, il candidato del centrosinistra e soprattutto dellultrasinistra griffata Nichi Vendola. In unintervista al Sole 24 ore, il giornale degli industriali che una volta da quelle parti chiamavano più semplicemente «padroni», Pisapia sinventa economista. E detta una linea che di comunista ha ben poco. Con buona pace delle falci e martello che ne appoggiano la candidatura. E che molto difficilmente approveranno quellircocervo partorito dallaspirante sindaco col nome di «Expo bond». Due parole che in quel covo di exposcettici che è il centrosinistra, dovrebbero far venire la pelle doca al solo sentirle. Come imbarazzo dovrebbe creare il ricorso ai bond contro cui infinite battaglie da quei banchi sono state condotte. Ostruzionismi, interventi in aula, ricorsi al Tar. Unobbligazione da 100 milioni di euro che «non finanzierà lExpo in quanto tale, ma aiuterà la sua riuscita», assicura Pisapia. Ma difficile che gli elettori, soprattutto i suoi, non associno la parola «bond» al processo in corso per i derivati legati allultima emissione del Comune nel 2005. Con le banche imputate e Palazzo Marino (e dunque i milanesi) parte lesa.
Non certo ortodossa nemmeno lidea dei «bond civici per i milanesi». Un prestito chiesto ai cittadini «per realizzare opere di quartiere». Cinque anni di durata per finanziare «dieci iniziative in tutta la città». Come a dire che il Comune non ce la fa. Che le tasse che già si pagano non sono abbastanza. Che oltre al prelievo in busta paga e quello per limmondizia, bisogna mettere altri soldi (seppur solo in prestito) per vedere il proprio quartiere fornito dei servizi necessari. Un compito che dovrebbe essere assolto dal Comune senza dover elemosinare altri contributi tra i residenti. Ammesso che una simile proposta possa aver successo in un momento in cui, per la congiuntura internazionale, è evidente la contrazione del risparmio.
Bocciata da Pisapia, invece, la «free zone» per la fiscalità delle imprese proposta per Milano dal ministro dellEconomia Giulio Tremonti.
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