L’avvocato gioca all’economista con i bond-2015

E l’avvocato rosso alla fine scoprì le delizie del capitalismo. Anzi addirittura della finanza. Niente economia di Stato nel futuro di palazzo Marino se a vincere sarà Giuliano Pisapia, il candidato del centrosinistra e soprattutto dell’ultrasinistra griffata Nichi Vendola. In un’intervista al Sole 24 ore, il giornale degli industriali che una volta da quelle parti chiamavano più semplicemente «padroni», Pisapia s’inventa economista. E detta una linea che di comunista ha ben poco. Con buona pace delle falci e martello che ne appoggiano la candidatura. E che molto difficilmente approveranno quell’ircocervo partorito dall’aspirante sindaco col nome di «Expo bond». Due parole che in quel covo di exposcettici che è il centrosinistra, dovrebbero far venire la pelle d’oca al solo sentirle. Come imbarazzo dovrebbe creare il ricorso ai bond contro cui infinite battaglie da quei banchi sono state condotte. Ostruzionismi, interventi in aula, ricorsi al Tar. Un’obbligazione da 100 milioni di euro che «non finanzierà l’Expo in quanto tale, ma aiuterà la sua riuscita», assicura Pisapia. Ma difficile che gli elettori, soprattutto i suoi, non associno la parola «bond» al processo in corso per i derivati legati all’ultima emissione del Comune nel 2005. Con le banche imputate e Palazzo Marino (e dunque i milanesi) parte lesa.
Non certo ortodossa nemmeno l’idea dei «bond civici per i milanesi». Un prestito chiesto ai cittadini «per realizzare opere di quartiere». Cinque anni di durata per finanziare «dieci iniziative in tutta la città». Come a dire che il Comune non ce la fa. Che le tasse che già si pagano non sono abbastanza. Che oltre al prelievo in busta paga e quello per l’immondizia, bisogna mettere altri soldi (seppur solo in prestito) per vedere il proprio quartiere fornito dei servizi necessari. Un compito che dovrebbe essere assolto dal Comune senza dover elemosinare altri contributi tra i residenti. Ammesso che una simile proposta possa aver successo in un momento in cui, per la congiuntura internazionale, è evidente la contrazione del risparmio.
Bocciata da Pisapia, invece, la «free zone» per la fiscalità delle imprese proposta per Milano dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti.

«Non darei a questo tema una grande centralità», assicura Pisapia. E dunque? «Per noi la questione è sostenere le imprese che già ci sono e che devono nascere, con azioni di credito e microcredito». Ma per prestarli i soldi bisognerebbe prima averli.

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