Fin dallinizio, gli avvocati penalisti erano stati i più scettici - tra i tanti protagonisti della vita giudiziaria milanese - sullidea del grande trasloco. Così Vinicio Nardo, presidente della Camera penale, è contento che il progetto della «Cittadella della giustizia» a Rogoredo torni in alto mare. Ma si spinge più in là, e chiede che anche San Vittore resti al suo posto.
Ma persino il cardinale Tettamanzi si è scandalizzato per le condizioni di vita a San Vittore.
«É chiaro che così comè San Vittore non va bene. Ma la strada è quella del suo recupero. Non capisco perchè lospedale Policlinico, che è altrettanto vecchio, possa venire rimodernato sulla stessa area e questo non si possa fare per San Vittore».
Forse perché molti considerano che sia assurdo mantenere un carcere in una posizione tanto centrale.
«Io penso esattamente lopposto: che il carcere non debba scomparire dal panorama urbano, perché rimuoverlo fisicamente significa rimuoverlo anche dal comune sentire della città. Vedere San Vittore ci costringe a pensare alla sua esistenza e alle persone che sono costrette a viverci».
Non è che gli avvocati preferiscono San Vittore perché è più comodo?
«Certamente per un penalista è più agevole avere un cliente a San Vittore che ad Opera o a Bollate. Ma posso assicurare che anche i detenuti preferiscono finire nel vecchio carcere, con tutti i suoi difetti, che venire deportati nel nulla della periferia».
Converrà però che il progetto della Cittadella giudiziaria a Rogoredo avrebbe ovviato molti problemi: carcere, tribunale, tutto insieme.
«Il progetto partiva da un presupposto sbagliato, e cioè che ci fosse lesigenza di accorpare una serie di uffici sparsi per la città. Invece ci sono uffici che vivono di vita propria e che possono benissimo restare dove sono. Laccorpamento in una unica sede era un vezzo».
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