Tre punti con la Roma, tre punti a Catania. Ok, buona la prima: che poi è la seconda sia per il Genoa (3-1 all'Odense in Europa League) sia per la Sampdoria (6-2 al Lecce in Coppa Italia).
Ad onta delle inevitabili cessioni dolorose (Milito, Thiago Motta, Ferrari) e delle contingenti assenze forzate (Floccari, Jankovic, Palladino, Bocchetti), il prode Gasperini è ripartito da dove era rimasto: da un Genoa forte e ardimentoso, irriducibile, già apprezzabilmente oliato, in cui i «nuovi» (Moretti, Palacio, Zapater, Crespo) si ritrovano d'acchito pervasi dello spirto guerrier ch'entro rugge nei «vecchi» (Rossi, Criscito, Biava, Juric, Sculli) fedelissimi del Gasper. Un Grifone tutt'uno col trascinante popolo degli abbonati rossoblu record, che a Marassi «pretende» dai suoi prodi i 3 punti fino all'ultimo secondo dell'ultimo minuto di gioco. E se poi la Roma ci ha mostrato il peggior Totti di sempre, non inganni quello stinco-gol che per un attimo è spuntato dal sarcofago, peggio per la Roma. Che se poi accadesse che Lippi non restasse insensibile a una sfacciata resipiscenza del Pupone, non basterebbero al citì tutto le parole del mondo per porgere le scuse a Fantantonio. L'unico pericolo per il Grifone rampante che s'accinge a ritirare in Danimarca il pass per l'esaltante ma stressante «fase a gruppi» europea sarà costituito appunto dall'incalzante serie di incontri ravvicinati che la scorsa stagione finì per dissanguare le residue forze del ristretto organico sampdoriano. Ed è appunto ciò che inconfessabilmente si aspetta, seduto sulla sponda del Bisagno, il «cugino» di città.
Marotta è rimasto, Palombo è rimasto, Pazzini è rimasto, Cassano è rimasto, è arrivato Tissone, è arrivato Semioli: quel che molti non hanno capito, in Italia in genere e a Genova in particolare, è che a scorno delle apparenze e della vulgata che vorrebbero far credere l'esatto contrario il megapetroliere Riccardo Garrone vuole fortemente riprendersi, a breve scadenza piuttosto che a medio termine, la leadership calcistica cittadina che si è visto strappare da Enrico Preziosi re del giocattolo. Attenzione: scrivo Riccardo, parentesi Edoardo, Garrone, anziché Sampdoria, proprio perché si tratta di un fatto principalmente personale. Orgoglio del nome Garrone, prima che di famiglia nella quale notoriamente e pacificamente convivono le due tradizionali anime calcistiche genovesi, rossoblù e blucerchiata. Signorilmente indifferente all'idea di essere il secondo o il decimo a Roma, Riccardo Garrone non ha mai nascosto di tenere comunque e sempre al ruolo di primo in Genova. Lo dimostrano tra l'altro, «ad abundantiam», le innumerevoli corpose iniziative culturali della sua prestigiosa Fondazione.
Succede insomma che Enrico Preziosi, sbarcato a Ponte dei Mille con l'artiglieria ad alzo zero, nel corso di sei anni zeppi di stordenti agguati inseguimenti e passione sia infine riuscito a scalzare il Marinaretto dal tetto della Lanterna per appenderci il Grifone. E soprattutto ancor l'offende il modo, Garrone: puntualizzato dalle due sonore sberle buscate nei derby a corollario dell'abissale parete alzatagli in faccia in campionato da quota 46 a 68. Poiché peraltro la filosofia calcistica di Riccardo Garrone, sceso in campo a suo tempo «obtorto collo», è intesa a tener fede sempre e comunque al sano principio del rifiuto di considerare il denaro alla stregua di carta straccia, la linea pratica scelta dal patròn a questo s'ispira: il valente collega Preziosi legittimamente gongola galleggiando sull'onda spumeggiante del popolo rossoblù mentre s'accinge a cavalcare in Europa, impresa che, detto «en passant», alla faccia del cosiddetto «braccino corto» io ho già praticato in 7 anni 3 volte? Beh, stavolta le fatiche extra saranno in carico ai «cugini» del valoroso Gasperini, mentre il mio propositivo Del Neri che più lo conosco più mi piace avrà l'opportunità di giocare di meno e allenare di più, ottimamente come sa fare. E dunque vedremo come finirà.
Peraltro, avviso ai naviganti. Per un discorso a più ampio respiro, cioè proiettato al futuro, sappiano tutti che in ordine al problema «nuovo stadio di proprietà» Preziosi è perfettamente in linea con Garrone. Nel calcio d'oggi, il Luigi Ferraris che vive 90 minuti (al massimo 180) alla settimana categoricamente nega voli pindarici.
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