«L’economia Usa resta solida attenzione solo al caro vita»

«La produttività continua a crescere a ritmo regolare, ma bisogna riequilibrare il bilancio pubblico. È eccessivo il deficit commerciale»

da Milano

L’economia americana resta forte, se mai qualche rischio viene dall’inflazione, mentre il deficit delle partite correnti al 6% del prodotto interno lordo non può durare all’infinito: lo ha detto ieri il presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan, in un’audizione al Congresso Usa. I «fondamentali dell'economia restano solidi» tanto da confermare un «forte slancio - ha affermato - più incerte sono invece le prospettive dell'inflazione, sia sulla scia del rialzo dei costi dell'energia, sia sugli effetti degli uragani che potrebbero esercitare pressioni sui prezzi». Ci sono comunque «poche evidenze - ha osservato Greenspan - che l'aumento dei prezzi del petrolio si stia trasferendo alla struttura dei costi».
Le prospettive nel lungo termine dell'economia Usa, ha poi osservato Greenspan, «rimangono favorevoli, con la produttività strutturale che continua a crescere a un ritmo regolare e solido». In più, l'attività di ricostruzione per gli uragani dovrebbe favorire «la crescita reale» del prodotto interno lordo «almeno per un po’ di tempo». Greenspan si è soffermato sul deficit federale (pari a 319 miliardi nell'anno fiscale al 30 settembre 2005): «Nel breve termine è difficile ridurre il disavanzo, che dovrà tuttavia viaggiare verso un riequilibrio sul medio e lungo periodo». In caso contrario, ha rilevato il numero uno della Fed, «sono ipotizzabili seri problemi all'economia». Secondo il presidente della Fed i deficit di bilancio hanno comunque effetto sui tassi di interesse.
Infine il deficit delle partite correnti pari al 6% del prodotto interno lordo come quello statunitense è il risultato della rapida globalizzazione ma non può durare indefinitamente, ha sostenuto. «Il grande interrogativo per tutti è come facciano gli Stati Uniti ad avere un deficit corrente superiore al 6% del Pil.

La ragione credo che sia un fenomeno di mercato che riflette la globalizzazione, ma non può andare avanti indefinitamente: a un certo punto la globalizzazione rallenterà, ma siamo in un periodo in cui ha subito una straordinaria espansione e ha avuto effetti che dobbiamo ancora comprendere in pieno».

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