Ventanni fa, oggi, moriva Valentino Bompiani, secondo alcuni lultimo vero editore italiano. Dove per «vero» si intende un editore nato per esserlo, destinato a compiere lopera.
Zio Val, nella vita, fu e fece molte cose, oltre che fondare a Milano, nel 1929, la sua casa editrice - esordì come drammaturgo, diresse la rivista Sipario, si dilettò di pittura, visse come un dandy, essendo peraltro di famiglia patrizia, Conte precisamente - però sta il fatto che Bompiani è oggi una sorta di sinonimo di «editore».
Elegante in ogni occasione e autoritario solo in quelle speciali, entusiasta per natura e discreto per educazione, portamento da ufficiale e baffetto da Rodolfo Valentino, Valentino Bompiani per mezzo secolo in Italia è stato il signore-padrone del libro. Un potere che condivise con Mondadori e Einaudi, più artigianale rispetto al primo (capitava che disegnasse le copertine dei libri sulle scatole delle sue sigarette Turmac), meno ideologico rispetto al secondo (aveva unidea più ampia dellimpegno: chiamò una collana «Per servire al panorama del nostro tempo»...), sempre rispettando ununica regola: seguire la propria natura e il proprio istinto.
E quali fossero il suo istinto e la sua natura, lo spiegano bene - memento per ogni editore presente e futuro - i libri che Bompiani ci ha lasciato sullattività di editore, pubblicati elegantemente sotto altri marchi: Via privata, Dialoghi a distanza e Il mestiere delleditore. Proprio di questultimo, uscito da Longanesi nell88, oggi un altro editore vero, Vincenzo Campo, pubblica un estratto: Vari tipi di editore (Henry Beyle, pagg. 32, euro 22; con una nota di Paolo De Benedetti), in cui Zio Val descrive le diverse tipologie professionali: leditore che cerca il bestseller, quello che bada a una qualità letteraria destinata a essere riconosciuta negli anni, leditore protagonista, mosso da un intuito che travalica la capacità imprenditoriale... A dispetto delle incertezze del mestiere, Bompiani afferma una verità fondamentale: «la validità economica di un editore non può prescindere dalla validità culturale». Un insegnamento che è come un diamante. È per sempre.
Per il resto, ricordando un uomo che in piena guerra, mentre sullEuropa aleggia lo spettro di un olocausto dei libri e dello spirito, in una Milano sotto le bombe, investe tutte le risorse di cui disponeva, e anche quelle di cui non disponeva, nellidea più folle e ambiziosa si possa pensare, quella di un Dizionario che raccolga le opere e i personaggi di tutti i tempi e di tutte le letterature, beh, stupisce che la sua Milano (anche se era di Ascoli Piceno), non abbia mai pensato di dedicare a Bompiani, non diciamo una biblioteca, che sarebbe troppo, né una piazza, già tutte occupate, ma almeno una viuzza, a lui che aprì una strada.