L’effetto Visco mette le ali a Forza Italia e Lega

"Nelle intenzioni di voto azzurri al 30%, Lega al 7%. Scarse le adesioni allo sciopero tributario, ma due milioni pronti a scendere in piazza". L’analisi del sondaggista Amadori: "Gli italiani sono stanchi, l’Unione li considera tutti evasori. Il sistema si può scardinare". Stabile An, s’indebolisce l’Udc

L’effetto Visco mette le ali a Forza Italia e Lega
Roma - «Non meno di due milioni di persone come le grandi manifestazioni sindacali e come la manifestazione organizzata da Berlusconi il 2 dicembre dell’anno scorso».

È la previsione di Alessandro Amadori, amministratore delegato di Demoskopea, istituto di ricerca che ha recentemente analizzato i sondaggi pubblicati negli ultimi sei mesi. Le probabilità di successo di uno sciopero fiscale, invece, sarebbero abbastanza limitate. «Secondo le nostre stime - spiega Amadori - le adesioni si fermerebbero a una percentuale compresa tra lo 0,5 e l’1% dei cittadini italiani e dunque si attesterebbero a qualche centinaio di migliaia di persone».

Il discorso non finisce qui. Le tasse targate Visco e Padoa-Schioppa non solo hanno ribaltato i rapporti di forza consegnando al centrodestra la predominanza nelle intenzioni di voto, ma hanno aumentato il consenso dei due partiti che più hanno stigmatizzato l’accanimento fiscale: Forza Italia è tornata al 30%, mentre la Lega Nord veleggia verso il 7 per cento.

Carta vincente. La carta vincente da giocare per il centrodestra, infatti, è puntare sulla sensibilità dei cittadini al tema fiscale. «Gli italiani sono stanchi - argomenta - e in cima alle priorità rilevate da tutti i sondaggi c’è sempre il tema delle tasse accanto a quello del welfare, della sicurezza e dell’efficienza della pubblica amministrazione». Un’azione collettiva, quindi, «potrebbe scardinare il sistema». Anche perché i cittadini «pagano le tasse e avvertono il peso del sistema», mentre «la sinistra tende a semplificare considerando gli italiani evasori».

Difficoltà. Le difficoltà di uno sciopero fiscale sono da collegarsi alla pervasività del sistema italiano che fungerebbe da deterrente nei confronti della protesta. «Le cartelle esattoriali - aggiunge - fanno presto a raggiungere coloro che non pagano e disinnescare questa miccia diventerebbe un’impresa difficile». Il mancato versamento delle imposte espone i contribuenti a conseguenze amministrative e penali. Logico prevedere che molti sarebbero indotti a tornare sui propri passi. Un’eventuale adesione di nicchia («limitata al Nord che sente maggiormente il problema», invece, «porterebbe il governo a sottovalutare il problema, mentre una manifestazione di piazza aggregherebbe milioni di persone».

Idea di successo. Il progetto leghista di una rivolta fiscale, tuttavia, è un’idea di successo. «Analizzando statisticamente gli ultimi sondaggi pubblicati - prosegue Amadori - si ottiene che il vantaggio della Cdl sull’Unione si è rafforzato e raggiunge il 53% contro il 47 del centrosinistra». In tale contesto si sono avvantaggiati quei partiti che hanno saputo meglio interpretare l’insofferenza dei cittadini soprattutto al Settentrione, ovvero Forza Italia, tornata al 30%, e la Lega che nelle intenzioni di voto oscilla tra il 6 e il 7 per cento. Il Carroccio, sottolinea l’ad di Demoskopea, «ha intercettato bene il disagio del Nord, come nei primi anni ’90». Statiche le altre due formazioni della Cdl: An bloccata attorno al 10% e l’Udc («attualmente molto debole») attorno al 5-6 per cento.

La Cdl, però, non può permettersi di dormire sugli allori del consenso recuperato. «Il mercato politico sta per svoltare - avverte l’esperto - e nella percezione della gente la cosiddetta Seconda Repubblica sta morendo quindi le nuove idee di Berlusconi sono da intendersi positivamente».

Pd in agonia. Il Partito democratico «è un’idea nata morta perché proposta verticisticamente», dice Amadori. La formazione di ispirazione riformista, attualmente, non supererebbe il 24% delle intenzioni di voto (Ds al 15% e Margherita intorno al 9). Discorso diverso per la Cosa rossa che potrebbe raggiungere addirittura il 15 per cento. «Avrebbe il sostegno popolare e può mettere in difficoltà il Pd perché ha quella base ideologica che manca nel nuovo partito». Se a tutto questo si aggiunge la scarsa sensibilità mostrata nei confronti del tema della pressione fiscale, si ha la dimensione della difficoltà dell’impresa che Veltroni & C. si apprestano ad affrontare. Rimuovere le macerie lasciate dal governo Prodi non sarà uno scherzo.
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