Molotov da una parte, lacrimogeni dallaltra. In mezzo oltre mille feriti, lultimo bilancio parla di 1.036. La tensione tra forze dellordine e manifestanti è salita di nuovo alle stelle in Egitto, e il bilancio degli scontri cominciati nella notte di lunedì e proseguiti ieri mattina è pesantissimo. Allorigine delle violenze larresto di alcuni parenti delle vittime dei 18 giorni di mobilitazione di gennaio e febbraio contro lex presidente Hosni Mubarak. I familiari si erano radunati nella zona del teatro Baloon, nel quartiere di Agouza. Le proteste si sono poi spostate a Piazza Tahrir, dove è iniziato un lancio di pietre e molotov, mentre la polizia ha risposto con i gas lacrimogeni.
Solo dopo diverse ore la situazione si è calmata in piazza Tahir e nelle adiacenze del ministero dellInterno. Dopo gli scontri un mezzo blindato dellesercito ha bloccato laccesso alla strada che porta al ministero, mentre centinaia di persone sono rimaste in piazza. A loro si sono uniti tre candidati alle presidenziali: Hamdeen Sabahi, del partito di centro Karama, lex giornalista televisivo Bossayana Kamell e Abdel Moneim Aboul Foutouhm, espulso dai Fratelli musulmani per la decisione di correre per le presidenziali. Questultimo ha chiesto le dimissioni del ministro dellInterno Mansour el Essawi per non avere garantito la sicurezza, per non avere tenuto a bada i teppisti e per avere usato una violenza «spropositata» contro le famiglie dei «martiri». Un altro candidato alla presidenza, Mohamed el Baradei, ex capo dellAiea (Agenzia atomica internazionale) ha denunciato su twitter le «violenze contro i manifestanti» mentre il movimento 6 aprile, fra i primi promotori della rivoluzione anti-Mubarak, ha fatto appello, sulla sua pagina Facebook, a un sit in permanente per protestare contro luso eccessivo della forza da parte della polizia. Wael Ghonein, cyberattivista che è stato uno dei protagonisti della rivolta di gennaio, ha ricordato sulla sua pagina Facebook che domani è atteso il verdetto nel processo per la morte di Khaled Said, il giovane di Alessandria pestato a morte un anno fa dalla polizia e la cui figura ha ispirato la rivoluzione di gennaio.
Intanto anche in Siria prosegue la repressione del dissenso. LEsercito, secondo attivisti citati dalla tv al-Arabiya, avrebbe ucciso sette civili nella provincia nordoccidentale di Idlib.
LOsservatorio siriano per i diritti umani fa sapere che sono 1.325 le vittime civili della repressione delle proteste antigovernative esplose a metà marzo. E per oggi gli universitari di Aleppo stanno organizzando una imponente manifestazione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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