L’elettrodomestico della discordia: in Italia ce l’ha una famiglia su tre

In Giappone e negli Stati Uniti da oltre 30 anni le case vengono costruite con gli impianti già in dotazione

Serena Cipolla

Ce l’ha una famiglia su tre in Italia e in Francia, due su tre in Spagna e in Grecia mentre in Giappone e negli Stati Uniti ce l’hanno proprio tutti. In questi due Paesi le case ormai da oltre trent’anni vengono costruite direttamente con l’impianto. Parliamo del condizionatore d’aria, quello che ci fa vivere meglio durante le lunghe e torride stagioni estive che sembrano ogni anno più calde e lunghe. Ma il controverso apparecchio divide famiglie e luoghi di lavoro tra fautori e contrari. Per non mettere a rischio la cervicale c’è chi punta su climatizzatori e deumidificatori mentre i più sani o i più temerari scelgono condizionatori portatili, fissi e con varie funzioni che sparano aria fredda a volontà. Il boom delle vendite di condizionatori fissi è nel Sud dove in inverno servono anche a riscaldare. Due piccioni con una fava dicono gli operatori che nel mezzogiorno vendono il 50% della produzione delle apparecchiature fisse.
Eppure dieci anni fa il condizionatore era ancora considerato un articolo di lusso: per averlo bisognava spendere circa dieci milioni delle vecchie lire tra apparecchiatura e installazione, oggi invece bastano 700 euro per costruire la propria isola di fresco. Un portatile costa tra i 200 e i 1000 euro,un fisso intorno ai 400 euro per i prodotti bassi di gamma. Prezzi tutto sommato abbordabili rispetto al passato. Oltretutto per anziani e portafogli sguarniti c’è la rateazione senza interessi. Il gruppo DeLonghi, leader assoluto dei portatili e inventore del mitico Pinguino che da solo copre il 45% del mercato, ha venduto agli ultrasessantacinquenni 16mila condizionatori trasferibili con 150 euro di sconto. Il prezzo finale per gli anziani era di 349 euro. Tutti i pezzi sono stati esauriti in soli quaranta giorni.
I dati che colpiscono maggiormente sono quelli relativi alla crescita del mercato se confrontati con il 1992 quando i condizionatori portatili venduti erano 128 mila per un giro di affari di 139 milioni di vecchie lire e quelli fissi quasi 143 mila per un valore di 300 milioni di lire. Nel 2003, durante una estate tra le più calde degli ultimi anni, gli apparecchi fissi venduti sono stati un milione e 350mila con un giro di affari di 850 milioni di euro. Di quelli trasferibili ne sono stati invece venduti 200mila per un valore di 99 milioni di euro. Cosa è successo? «È un fatto di cultura - afferma il direttore commerciale clima del gruppo DeLonghi Vladimiro Carminati - gli italiani puntano al confort in generale e vogliono raggiungere il livello di benessere che ritengono più adeguato». E secondo Carminati le previsioni su questo comparto sono ottime con un ampio margine di espansione. Ci sono da conquistare ancora i due terzi delle famiglie italiane. I dati sembrano confermare questa convinzione: nel solo 2004 tra gennaio e agosto sono stati venduti circa 500mila apparecchi tra portatili e fissi che hanno generato un giro di affari di 286 milioni di euro. Diversa la situazione dell’anno successivo quando nella parte iniziale del 2005 c’è stata una flessione del comparto di circa il 20 per cento. Ma i produttori stimano di vendere tra il 70 e l’80% in più entro la fine dell’anno in corso.

Secondo uno studio del 2004 messo a punto dall’associazione di settore Anima e Federcomin i sistemi di condizionamento fissi e portatili sono diffusi per il 38% nel nord est del Paese, per il 26% nel sud e nelle isole, per il 19% nel centro Italia e per il 18% nel nord ovest.

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