Fabrizio Graffione
Soltanto una ventina di minuti di vantaggio sulla pubblicazione, anche se riservatissima soltanto a prefetti e funzionari degli ministero degli Interni, per lo scrutinio elettronico.
I dati sulle preferenze su via telematica viaggiano come una lumaca rispetto a quelli scrutinati con il metodo tradizionale. Almeno a Genova e in Liguria dove ci sono state difficoltà per la nuova sperimentazione. In un seggio a Castelletto un giovane scrutatore elettronico ha chiuso il portatile spedendo soltanto il risultato dell'affluenza alle urne rinunciando, per complicazioni del sistema informatico, a inviare quelli sulle preferenze di lista. In altri seggi, gli addetti del ministero hanno trovato difficoltà e alcuni si sono rassegnati a pigiare i tasti del personal computer diverse volte prima di fare coincidere i dati cartacei delle preferenze con quelli trasmessi via cavo. Alla fine si sono registrate alcune discordanze fra i risultati finali elettronici e quelli validi, cioè contati col metodo tradizionale dagli scrutatori. Sotto accusa, oltre al complicato software, anche l'abitudine dei responsabili di seggio di impilare le schede che avrebbe poi portato a una confusione nella dettatura al tecnico informatico.
Una sperimentazione, la seconda volta in Liguria, realizzata anche in altre quattro regioni, Calabria, Puglia, Lazio, Sardegna che è costata circa 38 milioni di euro e che, pare non abbia funzionato a dovere. Si è ancora quindi lontani dal voto elettronico, obiettivo del ministero dell'Innovazione tecnologica, che pare sarà avviato soltanto fra diversi anni. Da sottolineare, tuttavia, la semplice forma delle votazioni per le politiche 2006 dove il sistema proporzionale, senza preferenze, ha comportato, tranne alcune eccezioni, un facile scrutinio delle schede.
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