L’emozione di guidare in porto l’ammiraglia

L’emozione di guidare in porto l’ammiraglia

«Le seul maitre après Dieu»: i francesi con questa frase definiscono il Comandante di una nave sia essa da carico o da passeggeri: una frase alquanto «pomposa», di poche parole, ma ricca di significato.
I libri e la cinematografia hanno spesso rappresentato questa figura in maniera romanzesca che, specie nei bambini, ha sempre suscitato un senso di potere frammisto ad ammirazione e curiosità.
Il Comandante era una persona dal fisico imponente, la barba ed i baffi bianchi che sfidava gli elementi saldo sulla tolda della nave a fianco del timoniere al quale impartiva, con voce potente, ordini secchi e sicuri.
Un tempo, quando sulle navi italiane l'equipaggio era quasi per la sua totalità costituito da italiani, il Comandante veniva «confidenzialmente» soprannominato «Barba»: questo perché in lui si identificava la persona più anziana di provata esperienza e capacità che conduceva la nave.
Ai giorni nostri a causa delle varie nazionalità degli equipaggi presenti sulle navi italiane questo termine è decisamente in disuso.
Si, senza dubbio, un tempo era così ed ai più appariva come una persona fuori del comune quasi un «superman» capace di risolvere qualsiasi problematica.
Era una persona inarrivabile, al quale poche persone «privilegiate» potevano rivolgere la parola.
Egli aveva veramente potere di vita e di morte al di là dei vari regolamenti vigenti: qualsiasi suo ordine diventava legge e non poteva essere discusso.
Anche ai giorni nostri il Comandante viene identificato dal Codice della navigazione quale «Capo della spedizione», ovvero il responsabile supremo della condotta della nave con l'obbligo di ottemperare alle leggi e regolamenti vigenti.
Bene le navi, ed il modo di navigare nel tempo sono cambiati e di conseguenza, anche questa figura ha subito una logica trasformazione mantenendo però alcuni punti fermi necessari anche ai giorni nostri ad una giusta e corretta conduzione e gestione della nave.
Nei primi anni 70, quando ero giovane Ufficiale che da poco aveva intrapreso la vita del mare, il Comandante rappresentava per me il traguardo finale da raggiungere quale culmine della carriera.
Devo essere sincero che durante la mia lunga carriera con la Costa ho sempre avuto la fortuna di incontrare Comandanti desiderosi di insegnare il loro mestiere e soprattutto di essere esempio da seguire per poter diventare un futuro bravo Comandante.
Durante quegli anni ho potuto capire che, oltre alle capacità marinaresche e professionali il così detto Numero Uno a bordo deve anche avere altre doti che lo portano ad essere considerato oltre che bravo anche un buon Comandante.
Il rispetto al grado è dovuto, ma la stima deve essere guadagnata.
L'Equipaggio vede in lui la persona che gli impartisce si gli ordini ma che anche lo protegge e l'aiuta nei momenti di necessità
Sulle navi da crociera così come quelle da carico vige una disciplina che molto si avvicina a quella militare.
Il rispetto della gerarchia di bordo è molto sentito.
Il Comandante deve sì essere severo ed a volte burbero ma sempre pronto ad essere prodigo nel dispensare consigli a tutti i componenti il suo equipaggio.
È importante che l'equipaggio avverta la vicinanza del suo Comandante ed è per questo che deve essere persona carismatica.
Con la tecnologia che ha investito logicamente anche il mondo delle navi il modo di essere del Comandante è decisamente cambiato.
Non è più accettabile che si isoli e viva solo tra Ponte di Comando e cabina.
Nella fattispecie della nave da crociera, quale primo rappresentante della Società Armatrice, deve essere sovente a contatto con i clienti, essere in grado di esprimersi in più lingue deve essere, insomma, un vero padrone di casa.
Verso l'ultimo gradino.
Nel 1992, in qualità di Comandante in seconda, venivo assegnato a seguire i lavori della costruzione della Costa Romantica, nuova Ammiraglia della flotta Costa, presso i cantieri Fincantieri di Marghera (Venezia).
Alla fine dello stesso anno la nave, dopo aver effettuato i vari test previsti, veniva ufficialmente consegnata alla Costa Armatori.
Dopo vari scali nei principali porti del Mediterraneo per la sua presentazione la Costa Romantica attraversava lo stretto di Gibilterra con destinazione Stati Uniti (New York) con scali intermedi a Funchal (Madera) e Bermuda.
La traversata veniva effettuata senza passeggeri, ma con diverso personale tecnico del cantiere per la completa verifica della nave prima del suo impiego nelle programmate crociere dei Caraibi.
La nave era appena uscita dallo Stretto di Gibilterra che veniva accolta nel peggiore dei modi dall'Oceano Atlantico: una forte burrasca con mare forza 8/9 e vento intorno ai 45/50 nodi (circa 80/85 chilometri all’ora).
La nave era esposta alla furia degli elementi: investita da grosse ondate e da forti raffiche di vento: subiva forti vibrazioni ed improvvisi ed ampi movimenti di rollio (movimento trasversale) e beccheggio (movimento longitudinale) così forti da rendere precario l'equilibrio delle persone che dovevano prestare molta attenzione nel loro spostarsi sulla nave.
Il mal di mare era all'ordine del giorno specie per i tecnici del cantiere poco marinai perché abituati alla terraferma.
Questa burrasca, durata alcuni giorni, si era dimostrata così intensa nella sua forza da impedire il nostro approdo a Funchal dove le Autorità locali avevano nel frattempo dichiarato chiuso il porto causa le particolari avverse condizioni meteorologiche.
La navigazione continuava così con rotta su Bermuda: navigando in senso opposto della perturbazione le condizioni meteorologiche miglioravano gradualmente con gioia dell'equipaggio ma soprattutto del personale tecnico del cantiere.
La nave aveva avuto così il suo primo vero battesimo del mare dimostrando di possedere solidità e valide qualità tecnico nautiche: la burrasca non aveva causato, fortunatamente, particolari danni da essere ricordati.
Tutti eravamo fieri di essere imbarcati sulla Costa Romantica in quanto al momento era oltre che l'ammiraglia della flotta Costa anche l'ammiraglia della flotta Italiana, che portava a poppa il tricolore in giro per il mondo.
Eravamo a bordo di una nave molto bella, fiore all'occhiello del design e della cantieristica italiana.
Bene, con questa nave, sulla quale ho effettuato ben quattro imbarchi di seguito, ho iniziato il deciso avvicinamento all'ultimo gradino della mia carriera di Ufficiale.
Negli uffici della Società e sulle navi correva appunto la voce di un mia prossima promozione della quale ho avuto praticamente conferma quando il Comandante della Costa Classica, sulla quale mi trovavo al momento imbarcato, senza alcun preavviso, mi ha invitato a dirigere personalmente alcune manovre di arrivo e partenza della nave dai porti: naturalmente lui mi era vicino pronto ad intervenire qualora fosse stato necessario.
È stata veramente una grande emozione.


In quei momenti ho capito, se mai ve ne fosse ancora bisogno, quanto importante era la responsabilità del Comandante: valutare in pochi istanti le varie situazioni che si presentavano facendole seguire da ordini secchi ed immediati, vedere Ufficiali ed equipaggio eseguirli con prontezza, constatare l'esito degli ordini impartiti. In quei momenti ti senti veramente addosso gli occhi delle persone che ti circondano e ti senti anche giudicato.
(3 - continua)

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