L’epopea di Bettie Page primogenita delle pin up

da Berlino

Una volta indossare per una donna non era solo un modo diverso per spogliarsi. L’età d’oro delle «indossatrici» è cominciata quarant’anni fa, preceduta da quella delle «modelle». Qual è la differenza? Le madri delle ragazze di buona famiglia per loro ora sognano un futuro d’indossatrici; le madri delle ragazze di buona famiglia una volta si vergognavano d’una figlia «modella». Ecco perché un film-tv biografico come The Notorious Bettie Page della canadese Mary Harron, con Gretchen Mol, trova posto al Festival di Berlino, formalmente nel «Panorama», sostanzialmente in quota «precursori del sesso libero». Con le sue pose sado-maso, coi suoi completi di intimo nero, su vertiginosi tacchi, la Page precorse - negli Stati Uniti degli anni Cinquanta - il voyeurismo poi tipico nell’era dell’Aids.

La Page era credente e, quando ha smesso di «apparire», è tornata a credere. Finale edificante, dunque? Ma l’ora e mezzo che precede fa capire il rifiuto sempre più esacerbato che certe religioni oppongono a che le loro donne siano fotografate.

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