L’eredità di Sai Baba fa gola ai seguaci: lite (poco spirituale) per 12 miliardi

Un tesoro enorme, nessun testamento. E così sulla memoria di Sai Baba, anzi per la verità quando il santone indiano ancora lottava fra la vita e la morte, nel suo ashram di Puttaparthi si è scatenata una battaglia molto poco spirituale. Oggetto: la Fondazione da lui creata per amministrare un tesoro enorme composto di denaro, immobili, hotel, ospedali, terreni, oro e gioielli, per un valore che secondo le stime varia fra i quattro e i dodici miliardi di euro. Insomma controllare la Fondazione significa mettere le mani sul tesoro, che fa gola a molti seguaci. Il tutto complicato dal fatto che non esista un testamento con indicazioni sulle persone destinate ad assumere le redini dello Sri Sathya Sai Baba Central Trust creato nel 1972. La Fondazione ha un segretario amministrativo, l’unico con il potere di firmare assegni e sei membri, fra cui un solo parente di Sai Baba, il nipote di 39 anni, R.J. Ratnakar.
L’allarme dei media e dell’opinione pubblica è tale che ieri fonti anonime della Fondazione hanno rivelato che nelle ultime ore camion pieni di oro e gioielli avrebbero lasciato l’ashram Prasanthi Nilayam per destinazioni sconosciute. Allarmato, il direttore generale della polizia dello Stato dell’Andrha Pradesh ha ordinato ai suoi di indagare.
La difficoltà di stabilire quale sia l’entità del tesoro di Sai Baba è dovuta anche al fatto che oltre alle donazioni in denaro contante o in bonifici, molti suoi devoti hanno regalato oro in lingotti o gioielli in metalli preziosi e pietre, e anche diamanti.

È difficile anche quantificare le proprietà di cui dispongono le fondazioni costruite in 160 paesi, così come è incerto il futuro delle istituzioni benefiche, come il super-ospedale di Puttaparthi, che offre cure mediche gratuite a migliaia di persone, costruito coi fondi donati da uno dei maggiori seguaci di Sai Baba, Isaac Burton Tigrett, il fondatore della catena Rock Cafe.

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