L’eros dei samurai 100 stampe d’autore tra kimono e poesia

In Europa a metà dell'Ottocento venivano commerciate e collezionate segretamente perché ritenute pornografiche. Ma in giapponese il termine Shunga con cui venivano definite queste xilografie policrome significa «Immagini della primavera», termine bellissimo che lega l'erotismo alla stagione dello sbocciare, del rifiorire, del nuovo scorrere della linfa.
Dopo il grande successo della mostra «Samurai» della scorsa primavera, la cultura giapponese torna ad essere ospitata nelle sale di Palazzo Reale con questa raffinata collezione di stampe erotiche appartenenti al periodo Edo (1603-1867), proveniente dal Museo delle culture della Città di Lugano («Shunga. Arte ed Eros nel Giappone del periodo Edo»).
Dal mondo dei guerrieri a quello delle cortigiane, ma non soltanto: nella cultura nipponica, che guardava all'erotismo con occhio ben diverso di quello dell'Occidente ottocentesco, gli Shunga non venivano solo donati alle cortigiane come «vademecum» ma anche ai guerrieri come auspicio di buona fortuna e alle giovani spose come introduzione ai segreti dell'alcova.
La rassegna si inaugura martedì ed è aperta al pubblico da mercoledì con cento splendide immagini affiancate a una sontuosa serie di kimono che introducono nella cultura lieve, estetizzante ed edonistica del «mondo fluttuante». È un'epoca di vivace ripresa economica: intorno alla nuova capitale Edo (la futura Tokyo) dove lo shogun ha trasferito la propria residenza, fioriscono i commerci e ascende un nuovo ceto borghese, ricco e desideroso di godersi la vita, dopo il rigido ascetismo neo-confuciano. Edo brulica di botteghe, teatri, case da tè, attori, mercanti, cortigiane.
È l' «ukiyo-e», la vita che passa e va, l'attimo fuggente da cogliere al volo nel segno della bellezza e del piacere. È curioso che le tre lettere di «Edo» siano anche le prime del termine occidentale «edonismo». Edonistica è infatti questa cultura, mai volgare perché il piacere del vivere si affianca al piacere dell'arte, nel nome dei grandissimi interpreti della vita del Sol Levante: Hiroshige, Utamaro, Hokusai. Non sono soltanto i fiori di ciliegio, gli ireos, gli aironi, i samurai, gli attori e quella folla di persone che ogni giorno si muove lungo la Tokaido (la strada che unisce Edo a Kyoto) a ispirare gli artisti ma anche il mondo segreto delle cortigiane, le sete delle alcove, gli abbracci degli amanti, i loro furori erotici e le loro spossatezze.
Hokusai, Harunobo, Kogusai, Utamaro , Schunko: artisti di grande eleganza, capaci di esprimere ironia e malinconia al tempo stesso, in un gioco sottile di allusioni e rimandi. In una delle più belle e delicate stampe di Utamaro due amanti sono stesi a terra, in un tripudio di sete dalle quali emerge la candida nudità di lei. Sul ventaglio dell'uomo sono dipinti dei versi: «Il becco intrappolato, nella conchiglia, il beccaccino non può , spiccare il volo, nella sera d'autunno». Un sorridente doppio senso che allude all'incontro amoroso ma anche a quanto della libertà si debba sacrificare all'amore.
La rassegna di Palazzo Reale (catalogo Gabriele Mazzotta) è aperta fino al 31 gennaio ed è suddivisa in quattro sezioni che evidenziano il mutare degli stili rappresentativi. Nell'ultima sala l'allestimento della Yamato Video sottolinea il parallelismo fra gli Shunga e moderni Manga a soggetto erotico. Noi li crediamo creazioni contemporanee ma i primi risalgono al 1814 e sono opera del grande Hokusai «il vecchio pazzo per la pittura» come egli stesso si definiva.
Una pittura che, dopo la forzata apertura del Giappone al mondo occidentale, si riversa sull'Europa con impensabili effetti artistici e letterari, dando vita a un orientalismo che influenzerà il Liberty come lo Jugendstil e la Secessione e il Déco.

E a molti, di fronte alle linee sinuose degli amanti giapponesi, verrà in mente uno dei momenti più alti e più celebri dell'arte erotica occidentale, quel «Bacio» di Klimt della secessione viennese che che tanto deve alle estenuate atmosfere degli Shunga.

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